Seguo con preoccupazione le vicende relative ai flussi migratori e alla crescente ondata xenofoba in tutta Europa, per fortuna riferita più ai governanti e ai politici che alla gente comune. Capisco chi ha paura nell’aprire i propri Paesi, i propri luoghi a gente “di passaggio”: in mezzo a questi ci saranno sicuramente dei delinquenti o qualcuno che approfitta di questo esodo. Ho ascoltato con amarezza le parole di una suora che si lamentava dell’invito di papa Francesco ad aprire i conventi per accogliere questa povera gente. Secondo lei, prima dei monasteri si dovrebbero attrezzare i capannoni, i fabbricati e le scuole ormai chiuse da tempo. Papa Francesco – ha detto la suora – ragiona come un “vescovo sudamericano”. Ma quando leggo nel Vangelo: «Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero forestiero e mi avete accolto», non credo che Gesù abbia chiesto di vericare prima la fedina penale delle persone che chiedono aiuto. Io non vorrei arrivare al giudizio nale e sentirmi dire dal Signore: ‹Chi sei? Non ti ho mai visto darmi da mangiare…».
GIOVANNI
Sono cattolica fervente e praticante. Ho sentito che papa Francesco vuole ospitare le famiglie degli immigrati nelle parrocchie, nei conventi e nei santuari, e questo mi ha molto indignata. La Chiesa è la casa di Dio, è un luogo sacro di preghiera, appartiene ai fedeli, lì c’è il corpo e il sangue di Gesù da custodire... E noi vogliamo metterla alla mercé degli islamici, i nemici da sempre di Cristo e dei cristiani? E vogliamo farli dormire lì? Vogliamo proprio far dissacrare i luoghi santi? Quando noi andiamo nelle loro moschee, ci dobbiamo togliere le scarpe e spogliarci di ogni simbolo religiso. Se il Vaticano è così ricco, perché non paga l’albergo agli immigrati? Mi chiedo anche: perché i musulmani non li accolgono nelle loro moschee? So che a Roma ce n’è una molto grande, li mettano pure lì! Ma facciamo molta attenzione, perché questi cui noi stiamo spalancando le porte, hanno minacciato di distruggere Roma e il Vaticano. La nostra, a mio parere, è “carità pelosa”!
MARIA B.
A tutti coloro che come te, cara Maria, si dichiarano cattolici ferventi e praticanti, ma esprimono pensieri e sentimenti poco evangelici, vorrei ricordare una riflƒessione di don Tonino Bello, il compianto vescovo di Molfetta, che ci auguriamo presto beato sugli altari, perché incarna la ‡figura del pastore misericordioso, così come papa Francesco invita a essere ogni vescovo. Di fronte alle offese e profanazioni fatte all’Eucaristia e al “Signore del tabernacolo”, don Tonino invitava i fedeli a una preghiera di riparazione. Ma, al tempo stesso, ricordava che il “tabernacolo del Signore” è l’uomo vivente. Va fatta, quindi, altrettanta riparazione, con preghiere e opere, anche quando «la gente muore di fame, è sfrattata e non trova casa, quando è disoccupata o subisce le conseguenze di tragiche impostazioni economiche o quando muore di fame... Sono tutti “tabernacoli del Signore” distrutti! ». L’accoglienza dei poveri e immigrati non è una “‡fissazione” di papa Francesco, perché ragiona da sudamericano, ma è il cuore stesso del Vangelo.