Negli ultimi tempi si parla spesso di “adozioni in crisi”. Ma cosa significa e dove risiede la vera emergenza? Ne parliamo con Paolo Limonta, presidente del Centro italiano aiuti all’infanzia (Ciai), che si occupa di adozioni internazionali dal 1968: «La realtà delle adozioni è profondamente cambiata, occorre riformare il sistema di protezione dell’infanzia». A inizio 2025, International Action – altra organizzazione attiva nel settore da decenni - è confluita nel Ciai proprio con l’intento di poter meglio rispondere, insieme, alle sfide dell’oggi.
Limonta, in un’intervista al Corriere della Sera la presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, Maria Carlo Gatto, ha lanciato un appello: «Le coppie disponibili all’adozione continuano a calare». Il mondo delle adozioni è in crisi?
«No, non siamo davanti a un’emergenza. Le coppie disponibili all’adozione sono in calo, è vero. Ma attualmente a Milano ce ne sono 5 per ogni bambino in attesa di famiglia».
Come mai calano le disponibilità? Adottare è diventato più complesso?
«A incidere sono fattori come la precarietà delle coppie, la precarietà lavorativa, la difficoltà del vivere nelle aree metropolitane… Adottare un bambino comporta un impegno personale, psicologico e morale rilevante. ll calo delle adozioni va di pari passo con il calo della natalità».
Il discorso vale anche per le adozioni internazionali?
«Sì. Per le internazionali si aggiunge anche l’impegno delle trasferte per andare a conoscere i bambini nel Paese di origine e un impegno economico di 10-15 mila euro. In questo caso, comunque, a calare è anche la necessità: negli anni diversi Paesi hanno sviluppato propri percorsi nazionali, chiudendo alle adozioni internazionali. In altri casi, come Russia e Ucraina, gli accordi sono stati interrotti da guerre e instabilità politica. In ogni caso, come Ciai posso testimoniare che ci sono più genitori disponibili di quante siano le necessità di adozione».
Dove risiede, quindi, l’emergenza?
«Negli affidi: c’è tanta necessità di coppie disponibili, i bambini accolti in comunità sono in aumento. Si tratta di percorsi differenti, spesso delicati, ma di estrema importanza».
Lo scorso luglio il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato il Quaderno della ricerca sociale n. 60 con focus su I minorenni in affidamento familiare e nei servizi residenziali attraverso i dati SIOSS (Sistema informativo dell’offerta dei servizi sociali) del 2022: ebbene, sono più di 41 mila (41.683) i minorenni che oggi in Italia vivono fuori dalle famiglie. Un dato che non può che far riflettere.