Sorridente, pronto all'occhiolino e nemico delle bocciature. Ecco come sarebbe papa Francesco se di mestiere facesse l'insegnante, secondo Eraldo Affinati, scrittore e insegnante che ama le sfide impegnative e di grande portata umana: è infatti professore alla Città dei ragazzi di Roma, che raccoglie ragazzi provenienti da condizioni di disagio, e tiene un corso per insegnare l'italiano agli stranieri.

Più che identificare una figura a cui associarlo, Affinati mette in luce quale sarebbe lo stile di papa Francesco, qualora indossasse i panni del prof. «Papa Francesco, a modo suo, è già un insegnante. Ma se lo fosse anche professionalmente, entrerebbe in classe ogni giorno con il sorriso. Romperebbe la finzione pedagogica trascinando i suoi studenti in un'avventura quotidiana».

L'autore di Elogio del ripetente (Mondadori), un invito a rivedere la scuola a partire da chi fa più fatica, è sicuro di una cosa: «Secondo me non boccerebbe mai: non ne avrebbe bisogno. A chi gli chiedesse "come possiamo fare per certificare le competenze?", lui farebbe l'occhiolino».

D'accordo, la strategia può essere buona con gli studenti bravi. Ma con quelli che di studiare non ne vogliono sapere e preferirebbero giocare a pallone all'aria aperta, anziché rinchiudersi fra quattro mura a leggere e ascoltare? «Di sicuro gli capiterebbe qualche scolaro più difficile degli altri: la pazienza del maestro avrebbe la meglio», spiega Affinati. Me lo immagino docente di lettere alle prese con il "Cantico di Frate Sole" del suo grande omonimo. I ragazzi, alla fine della spiegazione, giocherebbero a pallone, o almeno a bigliardino, insieme a lui».