Dieci miliardi di miliardi di dollari. Una cifra impressionante, quella snocciolata da Guido Barilla, presidente della multinazionale di famiglia, al decimo Forum Internazionale su alimentazione e nutrizione organizzato dalla Fondazione Barilla a Milano. Numeri che fotografano “il mercato dei sistemi agroalimentari globali”, cioè l’insieme delle attività di produzione agricola, trasformazione industriale, distribuzione e consumo di prodotti alimentari.

Per intenderci, la mela che arriva sulla nostra tavola fa parte di un meccanismo mondiale che muove dieci miliardi di miliardi di dollari. Il rovescio della medaglia è che “il costo nascosto che il pianeta deve sostenere a livello mondiale sfiora i 12 miliardi di miliardi di dollari, tra danni irreversibili agli ecosistemi e spesa pubblica crescente”.

Una forbice di 2 miliardi di miliardi di dollari che danneggia tutti, produttori e consumatori, perché "i problemi del pianeta sono problemi strutturali molto importanti”.

E chi può, anzi deve, intervenire per migliorare la situazione? L'industria, risponde Barilla, certo, che però “è solo uno degli attori". C'è bisogno di “una coscienza comune delle persone e di un atteggiamento responsabile delle persone nelle scelte che fanno", perché "le persone costruiscono i mercati" e di conseguenza la domanda. Il cambiamento, anche delle politiche industriali "parte dalla coscienza delle persone".

Un'analisi condivisa da Jeremy Oppenheim, di Systemiq, secondo cui il cambiamento dei sistemi agroalimentari porterebbe benefici economici: un investimento nel processo di trasformazione dei sistemi agroalimentari, pari a 300-350 miliardi di dollari l'anno, genererebbe un ritorno di circa 5,7 trilioni di dollari creando nuove opportunità commerciali fino a 4,5 trilioni di dollari anno entro il 2030.

Anche Carlo Petrini, patron di Slow Food, ha sottolineato come "i governi e la politica debbono rendersi conto della situazione drammatica che sta vivendo il nostro pianeta: si parla di Salva-Stati, ma noi dobbiamo salvare il pianeta”. La nuova "sfida del secolo" è cambiare il sistema economico. "Tutti parlano di sviluppo sostenibile, ma parlarne con questa economia è una menzogna. Dobbiamo lavorare dal basso per generare un nuovo tipo di economia che sia attenta alle comunità locali, al bene comune e non alla logica impietosa che ruota intorno al fatto che tutto deve rendere".

“La sfida più bella” assocura l'ex presidente del Consiglio e senatore a vita Mario Monti “che abbiamo davanti è quella di assicurare alimentazione agli abitanti del pianeta in modo equilibrato dal punto di vista della distribuzione e preservare la nostra madre terra".