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Intercettiamo il direttore de L’Osservatore Romano, Andrea Monda, appena rientrato dal viaggio in Kazakistan al seguito di papa Francesco. E il nostro dialogo imbocca subito le coordinate delle avventure di Bilbo e Frodo, i due hobbit usciti dalla penna dello scrittore inglese J.R.R. Tolkien che varcano la soglia di casa per ritrovarsi in avventure più grandi di loro. «Ero presente al VII Congresso dei leader delle religioni mondiali e delle tradizioni spirituali, e vedere questo grande tavolo a forma di anello con attorno tante personalità eminenti mi ha ricordato un po’ il Consiglio di Elrond», ci confida. «Io li osservavo al margine, ammirato e con un pizzico di preoccupazione, proprio come avrebbe fatto uno hobbit».
Il signore degli anelli è per Andrea Monda un libro di riferimento, tanto che, durante il fidanzamento, chiese alla sua futura moglie di leggerlo. «Non si è trattato di una “prova d’amore” che ho inflitto a Elvira», ricorda con un sorriso, «ma essendo un libro nel quale mi ritrovo, le dissi che per conoscere me bisogna passare anche da quella lettura. Ed è un libro che ancora oggi mi dà forza e mi consola, perché nel grande scenario che è la Terra di Mezzo, Tolkien introduce questi buffi personaggi che sono gli hobbit – i “mezzuomini”, come li chiama la Gente Alta. Mi ci ritrovo molto, perché mi insegna che siamo quello che siamo, e tuttavia chiamati a grandi responsabilità, per cui dobbiamo mettercela tutta. Lo stesso Tolkien diceva di essere lui stesso in tutto e per tutto uno hobbit, eccettuata la statura».
La lettura giovanile
Monda è ancora un ragazzo quando incontra per la prima volta il capolavoro di Tolkien. «In seconda media Marco, mio compagno di banco, mi allunga questo grosso volume dicendomi semplicemente: “Leggilo! Salta il prologo e vai subito alla storia!”». Complice una settimana di influenza, il giovane Monda si butta nella lettura e viene contagiato da ben altra febbre. «Quando voltai l’ultima pagina avevo le lacrime agli occhi. Certo, allora non avevo capito molto dei significati più profondi della storia... avevo trangugiato l’opera come un ragazzo con il palato secco.
Sicuramente avevo il bisogno di un’evasione, come può averlo un ragazzo che ha perso suo padre da due anni. Ma quando rilessi Il signore degli anelli, l’anno successivo, cominciai a degustarlo. E alla terza lettura mi piacque ancora di più». Tra le opere amate fino a quell’età Monda annovera la mitologia greca, l’epica di Omero e Virgilio, Dumas e i romanzi cavallereschi, l’Antico Testamento. Insomma: le grandi coreografie. «Per parecchi anni dell’adolescenza il mio eroe era Sam, il personaggio del Signore degli anelli che più cresce e si sviluppa, e che in qualche modo chiude la storia. Ci volle una certa maturazione per capire in che senso il vero protagonista fosse Frodo, e dov’è che va, in quel finale non poi così chiaro per un ragazzo».
Nasce allora il desiderio di capire, con la ricerca e lo studio personale. La lettura di Tolkien si allarga a Il Silmarillion, alle altre sue opere, e ai saggi allora disponibili in italiano sull’autore: l’invito alla lettura di Emilia Lodigiani e gli scritti del gesuita Guido Sommavilla. Iscrittosi alla Pontificia Università Gregoriana, Monda si laurea in Scienze religiose con una tesi sul significato teologico del Signore degli anelli condotta sotto la guida di un altro gesuita, l’irlandese Michael Paul Gallagher, raffinato letterato che si era formato alla scuola dello stesso Tolkien, meticoloso professore di filosofia germanica a Oxford.
Una passione "pontificia"
Dalla tesi nascerà il volume L’anello e la croce, poi edito da Rubbettino, insieme ad altri libri sul tema quali Tolkien. Il signore della fantasia (con Saverio Simonelli, 2002) e John Ronal Reuel Tolkien. L’imprevedibilità del bene (Ares, 2021). Monda avrà poi occasione di incontrare e intrattenere un rapporto epistolare con Priscilla Mary Anne Reuel Tolkien, ultimogenita dei quattro figli dello scrittore, scomparsa lo scorso 28 febbraio all’età di 92 anni. E di parlare di letteratura inglese con l’allora cardinale Joseph Ratzinger, che ammirava la capacità di scrittori quali C.S. Lewis e G.K. Chesterton di affrontare i temi della fede con humour. E papa Francesco? Ha mai citato Tolkien? «Sì, già da arcivescovo di Buenos Aires citò Il signore degli anelli, e di recente ha citato proprio Frodo nella postfazione al volume La tessitura del mondo, ricordando una sua battuta: “I racconti non finiscono mai”».
Via di dialogo con i ragazzi
Conosciuto per via di contrabbando sotto un banco alle medie, Monda ha riportato Tolkien in classe – ma stavolta in cattedra – durante i suoi 18 anni come docente di religione cattolica, prima di giungere alla direzione de L’Osservatore Romano. «Ricordo bene il mio primo giorno di lezione, dopo aver lasciato il lavoro in banca per insegnare religione: in classe trovai solo due studenti, Gianni e Valerio. Dopo un momento di smarrimento chiesi loro cosa leggessero e... stavano leggendo proprio Il signore degli anelli! Fu l’inizio di un anno bellissimo. Per tutto il mio periodo di insegnamento, Tolkien è stato un compagno di viaggio straordinario, perché mi dava sempre la possibilità di condividere un’esperienza che gli studenti avevano già fatto – magari vedendo i film – e di fargliela gustare in maniera più profonda e ampia.
Quando i ragazzi dicono “Non ci avevo mai pensato... è vero!” significa che è in atto un vero processo pedagogico». Alla domanda sulle pagine del Signore degli anelli che oggi preferisce, Monda non ha dubbi: «Se da ragazzo amavo di più la battaglia del Fosso di Helm o la carica dei Rohirrim, oggi, a 56 anni, rileggo quello che allora mi era sembrato meno attraente, ovvero le pagine in cui Frodo, Sam e Gollum attraversano le Lande desolate».
Riprende: «Forse sono cresciuto anche grazie a questo libro, che mi aiuta a discernere e diventa per me un vero riferimento. I suoi personaggi, talvolta, condensano la realtà meglio della realtà stessa, con le sue tante contraddizioni. Prendiamo per esempio Saruman, maestro di magia ma non di saggezza, che precipita in un delirio di onnipotenza, e che con la sua retorica ammaliante finisce per manipolare la realtà e la natura stessa. È un personaggio che, purtroppo, ha assunto grande verità nella storia umana».
La serie su Amazon Prime Il signore degli anelli: Gli anelli del potere
Dopo il debutto del 2 settembre, la serie Il signore degli anelli: Gli anelli del potere si può vedere in streaming su Amazon Prime. Ambientata nella Terra di Mezzo migliaia di anni prima degli eventi raccontati ne Lo Hobbit e nel Signore degli Anelli, ha come protagonisti elfi, umani, hobbit, nani e le altre creature già presenti nei precedenti racconti. La serie è composta da 8 episodi di cui l’ultimo sarà on line dal 14 ottobre. Per vederla è necessario collegarsi alla piattaforma Amazon e attivare l’abbonamento Prime.
Nei suoi libri i grandi temi della fede
Nato il 3 gennaio 1882, lo scrittore britannico John Ronald Reuel Tolkien e il fratello Hilary crescono – prematuramente orfani – affidati alle cure di padre Francis Morgan, amico di famiglia e sacerdote oratoriano. Durante gli studi conoscerà Edith Bratt, futura moglie dalla quale avrà quattro figli: John, Michael, Christopher e Priscilla. Dopo aver partecipato alla Prima guerra mondiale, Tolkien giunge all’apice della carriera accademica divenendo professore in diversi college di Oxford. Di grande importanza sarà l’amicizia con Clive Staples Lewis, che proprio grazie a Tolkien si converte al cattolicesimo. Muore il 28 marzo 1972, appena dopo quattro mesi dalla scomparsa dell’amata moglie. Cattolico in un ambiente protestante, è noto in tutto il mondo per aver scritto Lo hobbit, Il signore degli anelli e Il Silmarillion. Nelle sue opere si ritrovano i grandi temi della fede cristiana: dalla grazia alla tentazione, dal peccato alla misericordia, dalla provvidenza alla redenzione. Al rapporto di Tolkien con la fede cattolica sarà dedicato uno dei prossimi Zoom di Credere.
CHI É
Età 56 anni
Professione Giornalista
Famiglia Sposato, ha un figlio
Fede Approfondita anche grazie a Tolkien



