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Il sonno è un bisogno primario, una necessità, senza il quale le nostre “batterie” giungerebbero a esaurimento. Dormire poco o male porta a un invecchiamento precoce, riduce le difese immunitarie, causa stress, aumenta il rischio cardiovascolare. Purtroppo però sono tantissimi gli italiani che soff rono dei cosiddetti “disturbi del sonno”.
In particolare, russamento e apnee del sonno colpiscono più di quattro milioni di persone di età compresa tra i 30 e i 60 anni. Per parlare di questo argomento a Tv2000 ospite della trasmissione Il mio medico, il professor Stefano Di Girolamo, responsabile dell’Unità di Audiologia e Foniatria al Policlinico Tor Vergata di Roma
- Professore, innanzittutto che cosa avviene durante il russamento e che cosa sono le apnee notturne?
«È fondamentale distinguere le due forme poiché il russamento è determinato dalla vibrazione delle strutture orofaringee durante la respirazione e, al di là del disturbo sonoro per il partner, non rappresenta un rischio di per sé per la nostra salute. Molto diff erente è la condizione che si verifi ca durante le apnee notturne, perché vi è un’interruzione completa del fl usso respiratorio dal collasso delle strutture delle prime vie aeree. Chiunque occasionalmente può trattenere il respiro. Quando però la pausa si prolunga per più di 10 secondi, allora il fenomeno diventa anormale. Se si ripete per molte volte nel corso della notte, può comportare rischi importanti per la salute, visibili anche durante la veglia. Perché l’apnea si possa interrompere e il passaggio dell’aria riprendere è necessario che il cervello “si risvegli” anche se per pochissimi secondi, spesso, in modo tale che il risveglio risulta inavvertito».
- Quali sono le condizioni che possono portare alle apnee notturne?
«La causa più frequente consiste nell’aumento del peso corporeo. Altre cause molto frequenti sono da ricercare nell’ostruzione nasale, nell’ipertropia adenotonsillare specialmente nei bambini, nelle malformazioni cranio-facciali. Inoltre il consumo di bevande alcoliche o di farmaci “tranquillanti” prima di dormire aumenta lo stato di fl accidità muscolare, rendendo più diffi cile i “micro-risvegli” che interrompono le apnee. Per quanto riguarda i sintomi, c’è il fatto che i “micro-risvegli” fanno in modo che il paziente non riposi e quindi avverta un’eccessiva sonnolenza diurna. Poi c’è il forte russamento notturno fra un’apnea e un’altra, l’estrema aff aticabilità e la perdita di energia, al risveglio, una sensazione di stanchezza o mal di testa, oltre a episodi di depressione, facile irritabilità, diffi coltà di concentrazione. Non dimentichiamo infi ne che la sindrome delle apnee notturne è fra le cause degli incidenti automobilistici dovuti a colpi di sonno».
- Questi disturbi se non curati possono portare a conseguenze più gravi?
«Il cuore lavora per portare il sangue in circolo insieme all’ossigeno. Tuttavia, se quando passa per i polmoni questi non lavorano bene e il sangue non viene ossigenato regolarmente, la quantità di sangue si riduce e inoltre, in questo processo, viene bruciato ulteriore ossigeno».
- Come si accerta la sindrome delle apnee notturne?
«Dopo una visita otorinolaringoiatrica che prevede la visualizzazione delle vie aeree con un fi brolaringoscopio è sempre opportuno eseguire una polisonnografi a che è un esame che prevede una serie di valutazioni oggettive (frequenza cardiaca, apnee , saturazione dell’ossigeno del sangue): si tratta di una registrazione continua e simultanea, attraverso una serie di elettrodi posti sulla cute, dei parametri cardiaci, respiratori, dello stato di ossigenazione del sangue e dell’attività cerebrale al fi ne di determinare se le apnee ci sono davvero, quali alterazioni eventualmente comportano al livello dell’apparato cardiorespiratorio e sulla qualità del sonno e come, di conseguenza, possano essere curate».
- È sempre necessario un intervento chirurgico?
«L’intervento chirurgico deve essere considerato solo dopo aver inquadrato il problema in una specifi ca patologia. Va detto che un terzo dei pazienti risolve il disturbo grazie alla chirurgia, ma che nell’attività clinica tendiamo sempre a consigliare inizialmente al paziente l’uso della Cpap, un dispositivo che aiuta nella respirazione durante il sonno. Se non lo si tollera o se il problema viene risolto solo in parte si passa allora alla fase chirurgica. A questo punto, si valuta in quale area intervenire, ovvero dove è presente l’ostruzione. Infi ne, poiché la causa più frequente è l’aumento del peso, una sana dieta può aiutare a risolvere il problema senza l’aiuto del chirurgo».
- Come funziona questo dispositivo Cpap? È ben tollerato dai pazienti?
«Questo dispositivo altro non è che un piccolo compressore che insuffl a aria durante l’inspirazione. Purtroppo non tutti lo sopportano durante il sonno e comunque non è sempre agevole da gestire. Non è infatti piacevole dormire con una maschera attaccata al viso, ma va detto che il rumore è minimo e con il tempo è ben tollerato. L’intervento chirurgico è necessario quando il paziente non sopporta il Cpap, ma ritengo sia importante per il paziente indossare questo dispositivo almeno all’inizio, perché gli dona la consapevolezza del disturbo».
In particolare, russamento e apnee del sonno colpiscono più di quattro milioni di persone di età compresa tra i 30 e i 60 anni. Per parlare di questo argomento a Tv2000 ospite della trasmissione Il mio medico, il professor Stefano Di Girolamo, responsabile dell’Unità di Audiologia e Foniatria al Policlinico Tor Vergata di Roma
- Professore, innanzittutto che cosa avviene durante il russamento e che cosa sono le apnee notturne?
«È fondamentale distinguere le due forme poiché il russamento è determinato dalla vibrazione delle strutture orofaringee durante la respirazione e, al di là del disturbo sonoro per il partner, non rappresenta un rischio di per sé per la nostra salute. Molto diff erente è la condizione che si verifi ca durante le apnee notturne, perché vi è un’interruzione completa del fl usso respiratorio dal collasso delle strutture delle prime vie aeree. Chiunque occasionalmente può trattenere il respiro. Quando però la pausa si prolunga per più di 10 secondi, allora il fenomeno diventa anormale. Se si ripete per molte volte nel corso della notte, può comportare rischi importanti per la salute, visibili anche durante la veglia. Perché l’apnea si possa interrompere e il passaggio dell’aria riprendere è necessario che il cervello “si risvegli” anche se per pochissimi secondi, spesso, in modo tale che il risveglio risulta inavvertito».
- Quali sono le condizioni che possono portare alle apnee notturne?
«La causa più frequente consiste nell’aumento del peso corporeo. Altre cause molto frequenti sono da ricercare nell’ostruzione nasale, nell’ipertropia adenotonsillare specialmente nei bambini, nelle malformazioni cranio-facciali. Inoltre il consumo di bevande alcoliche o di farmaci “tranquillanti” prima di dormire aumenta lo stato di fl accidità muscolare, rendendo più diffi cile i “micro-risvegli” che interrompono le apnee. Per quanto riguarda i sintomi, c’è il fatto che i “micro-risvegli” fanno in modo che il paziente non riposi e quindi avverta un’eccessiva sonnolenza diurna. Poi c’è il forte russamento notturno fra un’apnea e un’altra, l’estrema aff aticabilità e la perdita di energia, al risveglio, una sensazione di stanchezza o mal di testa, oltre a episodi di depressione, facile irritabilità, diffi coltà di concentrazione. Non dimentichiamo infi ne che la sindrome delle apnee notturne è fra le cause degli incidenti automobilistici dovuti a colpi di sonno».
- Questi disturbi se non curati possono portare a conseguenze più gravi?
«Il cuore lavora per portare il sangue in circolo insieme all’ossigeno. Tuttavia, se quando passa per i polmoni questi non lavorano bene e il sangue non viene ossigenato regolarmente, la quantità di sangue si riduce e inoltre, in questo processo, viene bruciato ulteriore ossigeno».
- Come si accerta la sindrome delle apnee notturne?
«Dopo una visita otorinolaringoiatrica che prevede la visualizzazione delle vie aeree con un fi brolaringoscopio è sempre opportuno eseguire una polisonnografi a che è un esame che prevede una serie di valutazioni oggettive (frequenza cardiaca, apnee , saturazione dell’ossigeno del sangue): si tratta di una registrazione continua e simultanea, attraverso una serie di elettrodi posti sulla cute, dei parametri cardiaci, respiratori, dello stato di ossigenazione del sangue e dell’attività cerebrale al fi ne di determinare se le apnee ci sono davvero, quali alterazioni eventualmente comportano al livello dell’apparato cardiorespiratorio e sulla qualità del sonno e come, di conseguenza, possano essere curate».
- È sempre necessario un intervento chirurgico?
«L’intervento chirurgico deve essere considerato solo dopo aver inquadrato il problema in una specifi ca patologia. Va detto che un terzo dei pazienti risolve il disturbo grazie alla chirurgia, ma che nell’attività clinica tendiamo sempre a consigliare inizialmente al paziente l’uso della Cpap, un dispositivo che aiuta nella respirazione durante il sonno. Se non lo si tollera o se il problema viene risolto solo in parte si passa allora alla fase chirurgica. A questo punto, si valuta in quale area intervenire, ovvero dove è presente l’ostruzione. Infi ne, poiché la causa più frequente è l’aumento del peso, una sana dieta può aiutare a risolvere il problema senza l’aiuto del chirurgo».
- Come funziona questo dispositivo Cpap? È ben tollerato dai pazienti?
«Questo dispositivo altro non è che un piccolo compressore che insuffl a aria durante l’inspirazione. Purtroppo non tutti lo sopportano durante il sonno e comunque non è sempre agevole da gestire. Non è infatti piacevole dormire con una maschera attaccata al viso, ma va detto che il rumore è minimo e con il tempo è ben tollerato. L’intervento chirurgico è necessario quando il paziente non sopporta il Cpap, ma ritengo sia importante per il paziente indossare questo dispositivo almeno all’inizio, perché gli dona la consapevolezza del disturbo».



