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«Non ci sarà nè stoccaggio nè passaggio a terra se non da banchina a banchina» delle armi chimiche siriane, ha poi puntualizzato il ministro Bonino, ricordando di averlo già precisato lo scorso 12 dicembre annunciando la decisione del Governo di fornire la disponibilità di un nostro porto. «L'offerta dell'Italia è un tassello importante di un puzzle complicato», ha detto a sua volta ha detto Ahmet Uzumcu, direttore generale dell'Opac.


Il porto di Gioia Tauro, ha aggiunto il ministro Lupi, è «stato scelto perché è un'eccellenza, specializzato in questo tipo di attività»: basti pensare che «nel 2012-2013 ha trattato 3000 container di prodotti analoghi» alle armi siriane, «cioè 1500 all'anno, pari a 60 mila tonnellate». L'operazione per le armi chimiche riguarderà invece «560 tonnellate in 60 container». Il carico viaggia sul mercantile danese Ark Futura e dev'essere portato sull'imbarcazione americana Cape Ray appositamente attrezzata per rendere inerti e distruggere queste sostanze pericolose. La nave danese viaggia insieme al cargo norvegese Taiko. Le due imbarcazioni sono scortate da navi militari inviate da Danimarca (la L 17), Norvegia (la F 313), Cina (la fregata Yancheng) e Russia (l'incrociatore lanciamissili Pietro il Grande).


Polemicamente contrarie le prime valutazioni degli amministratori calabresi, che si sono detti all’oscuro di tutto. «Mettono a repentaglio la mia vita. Se succede qualcosa la popolazione mi viene a prendere con un forcone», ha affermato il sindaco di Gioia Tauro, Renato Bellofiore: «È gravissimo - aggiunge -. Forse il ministro Bonino non sa cos'è la democrazia».
«Stiamo valutando di emettere un'ordinanza per chiudere il porto», ha dichiarato all'agenzia di stampa Ansa Domenico Madaffari, sindaco di San Ferdinando, il comune in cui ricade il 75 per cento dello scalo, tutte le banchine. «Con i colleghi di Gioia e Rosarno vedrò cosa si può fare», ha aggiunto.
Più possibilisti i rappresentanti dei lavoratori direttamente interessati. «Se ci saranno certezze sulle condizioni di sicurezza sul lavoro si può anche fare», ha affermato il segretario nazionale del Sul, il sindacato dei portuali di Gioia Tauro, Antonino Pronestì, che comunque ha precisato: «Abbiamo saputo della decisione di mandare le armi chimiche siriane a Gioia Tauro dai media».



