La Missa solemnis, unica nella sua grandezza, appartiene al mondo della fede cristiana. E’ preghiera nel senso più profondo della parola. Ci conduce alla preghiera, ci conduce a Dio”. Sono le parole con le quali Benedetto XVI ha spiegato il capolavoro di Beethoven ai partecipanti della XX Giornata mondiale della Gioventù del 2005. Pochi musicologi hanno saputo offrire una sintesi tanto profonda di questo monumento di bellezza, dolore, dolcezza e speranza che, sono sempre le parole dal Papa, “esprime la sofferenza per Dio”, ed il nostro tentativo di afferrarLo. Sin dall’incipit straordinario del Kyrie la Missa ci tocca nel profondo.
Così carica di interrogativi, ma così intensa da farci comprendere la dedica che Beethoven appose sulla partitura: “dal cuore per giungere al cuore”. Ci volle molto tempo prima che la Missa, scritta per l’amico ed allievo Arciduca Rodolfo ma non completata in tempo, venisse eseguita. Oggi più che mai giunge ancora “al nostro cuore”, con i suoi episodi sublimi: come il Benedictus affidato alla dolcezza del violino: un colpo di genio di un autore ormai prigioniero della sordità:
Così carica di interrogativi, ma così intensa da farci comprendere la dedica che Beethoven appose sulla partitura: “dal cuore per giungere al cuore”. Ci volle molto tempo prima che la Missa, scritta per l’amico ed allievo Arciduca Rodolfo ma non completata in tempo, venisse eseguita. Oggi più che mai giunge ancora “al nostro cuore”, con i suoi episodi sublimi: come il Benedictus affidato alla dolcezza del violino: un colpo di genio di un autore ormai prigioniero della sordità:


