Nel momento più critico, quando sembrava che l'Europa avesse definitivamente smarrito sé stessa, un potente sussulto la rende nuovamente protagonista della storia mondiale. Germania e Austria decidono di aprire le porte di fronte alla massa di disperati che, in fuga dalla guerra, bussano alle loro porte. La giornata di ieri verrà probabilmente ricordata come un momento fondativo della nuova Europa, se i gesti, le immagini, le parole sentite avranno un seguito e si trasformeranno in progetto politico.

Sono soprattutto le parole di Angela Merkel, la cancelliera tedesca, la donna più potente del Continente, a dare la svolta: non poniamo nessun limite alle richieste di asilo, apriamo le porte, siamo un Paese ricco e sicuro e sapremo accogliere i migranti. Angela Merkel, la donna che qualche settimana fa aveva fatto piangere una ragazza palestinese dicendo "Non c'è posto per tutti", ora afferma il contrario.

In contemporanea, migliaia di profughi, stremati da un viaggio iniziato chissà quanto tempo prima, approdano alla loro terra promessa, in Austria ma soprattutto in Germania, a Monaco in particolare. Ad accoglierli ci sono centinaia di poliziotti e volontari: questi ultimi, insieme a cittadini comuni, sventolano cartelli con la scritta benvenuti! Nell'aria e nei cuori risuonano le note dell'Inno alla gioia: la suprema musica di Beethoven, inno ufficiale dell'Unione europea, questa volta annuncia che l'Europa esiste, non è solo un aggregato economico senz'anima, è qualcosa di più e lo dimostra. 

Come ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un'Europa che non accoglie, che si chiude egoisticamente in sé stessa, contraddice sé stessa, nega la sua identità, la sua ragion d'essere. 

Sarà un miracolo del piccolo Aylan che da lassù ispira finalmente le menti dei capi dell'Europa? Il padre aveva lanciato l'appello proprio ieri: aiutate la Siria, fermate la guerra. Fatto sta che ieri l'Europa ha spalancato le braccia in un abbraccio che la rende più forte.

Certo, ora comincia il bello. La stessa Merkel ha ricordato che accoglienza e sicurezza, integrazione e rispetto delle regole devono andare di pari passo. E non può che essere così. Il primo passo è chiedere che avvenga un'equa ripartizione dei flussi migratori, dopodiché - ha spiegato la cancelliera - sarà necessario distinguere fra chi è emigrato in fuga dalla guerra e chi lo ha fatto per motivi economici. E' finito il tempo in cui ogni nazione punta il dito contro l'altra, comincia il tempo in cui va elaborato un sistema unico con regole condivise, una politica comune basata sul principio della solidarietà e sulle regole.

Ancora Mattarella indica la strada: bisogna urgentemente definire un diritto di asilo comunitario, superando gli accordi di Dublino, che impongono la registrazione del profugo nel primo luogo di sbarco (scaricando i pesi, di fatto, soprattutto su Italia e Grecia). Serve un diritto d'asilo adeguato ai tempi.

Federica Mogherini, alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, affronta l'altro capitolo della strategia globale necessaria per affrontare il problema dei flussi migratori. In primo luogo, il mondo deve capire che non siamo di fronte a un'emergenza destinata a finire, ma che durerà a lungo - 20 anni, una generazione intera, secondo l'analisi del Pentagono. Il dato va accettato psicologicamente e politicamente. Poi, accanto a un nuovo diritto d'asilo comunitario, bisognerà cominciare a capire come intervenire a monte, per smontare le ragioni che inducono masse di gente a fuggire dalla loro terra. "Per Assad non c'è futuro", ha detto la Mogherini, "l'Unione europea agirà contro gli scafisti nelle acque internazionali". 

Anche questo, è un vagito della nuova Europa che sta nascendo.