Ancora una volta, l’indignazione esplode prepotente di fronte allo spettacolo di un partito che, da quando esiste, ha sempre sparato contro “Roma ladrona”. E ora anche “farabutta”. Ma chi si spacciava per “puro” ha finito per usare i denari dei contribuenti per pagare di tutto: case, diplomi, lauree, auto di lusso, scuole private... Come rimediare a tutto ciò? Non basta affermare che «chi ha sbagliato paga». O che «non guarderemo in faccia nessuno». E via scherzando! Ormai la politica ha toccato il fondo. Non ha più un briciolo di etica. Mi auguro che tanti elettori leghisti provino la mia stessa indignazione. Contro questa metastasi, ci vuole un vero sussulto da parte di tutti gli onesti. Prima che la “barca Italia” vada davvero a fondo.

Mario M.

I primi a indignarsi dovrebbero essere i militanti leghisti, che ci hanno messo l’anima e il cuore, nonché tanti sacrifici e soldi, per sostenere l’ideale padano, oggi così miseramente deturpato. La loro “fede” è stata ferita. Tradita come non mai. Né basta qualche apprezzabile e scontato buon proposito a raddrizzare la barca, che fa acqua da tutte le parti. Se la pulizia va fatta, per essere credibile, dev’essere totale. E non selettiva. Sia pure per salvare una “trota” di papà. Più che vantarsi ora di qualche “passo indietro” da cariche istituzionali e politiche, per riaffermare la differenza dagli altri partiti, bisognava resistere e opporsi prima a qualche candidatura “familista”. In Regione e con lauto stipendio, senza alcun merito. Anzi! Ma dov’erano allora coloro che oggi si apprestano a prendere le redini del partito? Troppo facile scalciare un leone ferito!