Ci sono compositori per i quali la fede cattolica è stata una compagna di vita, e scrivere musica sacra ha rappresentato un’esigenza, ma anche un obbligo morale: Anton Bruckner non avrebbe mai potuto trascurare il genere sacro. Di lui Liszt ebbe a dire che viveva solo "per Dio e per la musica". Legatissimo ai suoi luoghi di provincia (riposa in una cripta sotto il "suo" organo a Sankt Florian), scrisse le prime pagine corali e sacre da ragazzo e le fece coesistere con la composizione di danze popolari per le feste paesane: perché elevazione religiosa e semplicità popolare convivevano in lui.
E tutto questo, unito alle sue straordinarie qualità di sinfonista e contrappuntista, ci fa comprendere lo spirito e l’intensità di una Messa che è la più importante per dimensioni ed esito delle 3 scritte da Bruckner. Una pagina che guarda come modello alla Missa solemnis di Beethoven e che Bruckner ha pensato per la sala da concerto e non per la chiesa. Proprio per far riverberare la sua fede nel quotidiano della gente, nel manifestarsi dell’evento artistico. Dimostrando con le sue opere che il rito mondano del concerto è sempre un momento di arricchimento, un’occasione che può addirittura riflettere il Divino.
E tutto questo, unito alle sue straordinarie qualità di sinfonista e contrappuntista, ci fa comprendere lo spirito e l’intensità di una Messa che è la più importante per dimensioni ed esito delle 3 scritte da Bruckner. Una pagina che guarda come modello alla Missa solemnis di Beethoven e che Bruckner ha pensato per la sala da concerto e non per la chiesa. Proprio per far riverberare la sua fede nel quotidiano della gente, nel manifestarsi dell’evento artistico. Dimostrando con le sue opere che il rito mondano del concerto è sempre un momento di arricchimento, un’occasione che può addirittura riflettere il Divino.
Giorgio Vitali


