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Pioveva a dirotto questa mattina quando ci siamo svegliati, io e i miei bambini. Entrambi alla primaria, entrambi con la classe chiusa per aderire allo sciopero generale per Gaza. «Non si può stare a casa e dormire un po’ di più come se fosse un giorno qualsiasi» ho detto a Bianca e Luca. «Oggi tutta Italia si ferma per dimostrare solidarietà al martirio di Gaza. È l’unica cosa che possiamo fare per un Paese che da due anni viene massacrato dalla ferocia di questo Governo di Israele».
Zaino in spalle e tanta voglia di esserci, abbiamo camminato per qualche chilometro partendo da piazza Cadorna diretti in stazione centrale a Milano. Immersi in una fiumana pacifica e solidale che faceva bene al cuore. Ecco perché i tafferugli finali sono stati così dolorosi: perché hanno catalizzato l’attenzione della stampa, cancellando le ore di cammino di bambini, anziani, genitori e insegnanti insieme uniti da un unico desiderio. Urlare a gran voce: "sì alla pace, stop al genocidio”.


I canti, lungo il cammino, si sono alternati ai cori: “Milano lo sa, da che parte stare. Palestina libera dal fiume fino al mare”. E ancora: “Assassini giù le mani dai bambini”! Oppure, “Siamo tutti palestinesi”. A guidarci, per un lungo tratto, proprio una giovane donna palestinese avvolta nella sua Kefiah. Un meticciato di culture e di sentimenti che fa davvero sperare ancora in un mondo migliore. “I nostri figli sono il futuro” la testimonianza dei genitori, “qui cresciamo i cittadini di domani” la convinzione di noi tutti.
Proprio loro. Quegli studenti delle superiori così appassionati da animare per ore il corteo con i tamburi e la loro voce, quei bambini della primaria e dell’infanzia che stringevano gli striscioni fatti dalle loro stesse mani, preparati la domenica unendo le forze e la fantasia. Equipaggio di terra recitava il cartello indossato da una prof del Liceo Marconi; Fermiamo il massacro lo striscione degli insegnanti dell’Istituto Comprensivo Cappelli; Ogni giorno da due anni viene uccisa un’intera classe di bambini quello del Comitato genitori.
Tutti, ma proprio tutti, con i piedi nell’acqua e il cuore in Palestina.



