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Il sari bianco con tre righe blu è il segno distintivo delle Missionarie della carità, l’ordine di suore fondato da Santa Teresa di Calcutta: eppure viene usato, anzi abusato, al di fuori di questo unico e legittimo utilizzo, tanto che adesso ha un copyright. Ovvero è stata riconosciuta la "proprietà intellettuale" da parte della congregazione fondata dalla santa di Calcutta del sari . Biswajit Sarkar, rappresentante legale, ha riferito che il "Trade Marks Registry del governo dell'India ha permesso la registrazione del copyright". L'avvocato ha spiegato che le pratiche per il riconoscimento sono iniziate nel 2013. Dopo "un rigido esame delle procedure legali", esso è stato accordato in concomitanza con la canonizzazione della "Madre dei poveri", avvenuta il 4 settembre 2016 in Vaticano. Sarkar aggiunge che le Missionarie non amano "la pubblicità e per questo non avevano reso pubblica la notizia. Ma dal momento si assiste ad un uso improprio e senza scrupoli dell'abito, vogliamo far sapere alle persone che il marchio è registrato".
Dopo che madre Teresa, allora monaca delle Suore di Loreto a Calcutta, aveva ricevuto la chiamata da Gesù a consacrarsi totalmente ai poveri, aveva dovuto attendere qualche anno prima di avere l’autorizzazione a lasciare il convento per andare nelle strade. Era il 1950 quando fondò la congregazione delle Missionarie della carità. La prima cosa che fece fu abbandonare l’austero abito nero del suo ordine, e per essere più vicina alla gente del popolo andò in una bancarella di un mercato per comprare un sari. La sua unica richiesta era che fosse economico. Allora il commerciante le mostrò quel tessuto bianco grezzo che era disponibile in due versioni: con i bordi blu o rossi. Madre Teresa scelse quello blu, colore dedicato alla Madonna. Le tre righe rappresentavano i tre voti dell’ordine che stava per fondare ovvero povertà, castità e obbedienza.





