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O di qua o di là. Da una parte o dall’altra. Destra, sinistra. Nessun tentennamento, nessuna esitazione, guai le vie di mezzo. Tocca schierarsi, oppure sei pavido, indifferente, cinico, o peggio complice. Da passatisti ricordare l’aurea medietas che era segno di nobiltà d’animo e sapienza per i classici, il beneficio del dubbio, bandiera dei più illuminati e progressisti.
In mezzo, solo gli ignavi, incapaci di indignazione. Prima tentennando, ma con fastidio crescente, sto maturando la convinzione che invece non schierarsi sia una vera presa di posizione ideale, sia la vera resistenza. Innanzitutto, per ergersi saldi e sicuri su una muraglia tocca conoscere, e si conosce studiando, con tempi lunghi e pazienza. Tanto più se si tratta di popoli, non solo di biografie dei casi più truci di crime.
Perché ci si deve schierare anche sulla cronaca, colpevoli o innocenti, vincitori e perdenti, tutti criminologi, psicologi, giudici, allenatori, arbitri, come allo stadio o a Cluedo. Studiare è faticoso e sempre meno necessario, basta informarsi sui social o sulle prime righe generate da IA sul telefono. Ma se non conosci, devi fidarti delle conoscenze altrui, cioè di amici e colleghi a loro volta schierati, o dei diversi media informativi, a loro volta schierati, per interessi editoriali o per posizionamento ideologico.
Ha senso allora giudicare che la verità stia da una parte sola? Non si tratta di essere né caldi né freddi, ma tiepidi, e quindi meritevoli di essere vomitati, come ammonisce l’Apocalisse. Non si tratta di interesse, passione, condivisione: quelli restano e bruciano, senza arroccarsi però nella fortezza dei migliori, dei puri, moralmente e intellettualmente degni.
Siamo proprio sicuri che stare con i russi o con gli ucraini, coi palestinesi o gli israeliani, (peggio, “gli ebrei!”), con gli amici o i nemici di Charles Kirk aiuti la nostra coscienza e serva al bene comune? Indignarsi costa poco, basta un post a mettere a posto l’anima, protestare dove non si rischia nulla, alzare la voce mettendo alla berlina l’avversario per affermare le proprie convinzioni, nelle piazze e in tv, esacerbando il clima. Col sospetto che tanta indignazione sia opportunistica, poco libera, serva altre cause.
Anche in politica, si può parteggiare per quel che si crede giusto, che lo proponga una o l’altra parte, cambiando perfino idea, nel tempo, senza essere etichettati.
C’è una sola verità ed è il nome di Cristo: in suo nome si comprendono, si amano, si accolgono le persone, si giudicano i fatti, sforzandosi di vederne la complessità. Per chi non ha mai incontrato Gesù, resta la ricchezza di tanti testimoni di buona volontà che hanno esercitato le virtù della prudenza e della temperanza, sempre più trascurate.
In collaborazione con Credere
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