Immacolata, Avvocata nostra, Madre della Chiesa… in quanti modi è possibile rivolgersi a Maria. Una varietà di titoli – si pensi solo alle litanie lauretane – che cerca di dare un’idea della ricchezza di doni che Dio le ha riservato in modo esclusivo. Però l’errore umano va messo in preventivo e il Magistero della Chiesa ha il dovere di individuare quali espressioni evitare.

A fronte di diverse sollecitazioni, il Dicastero per la dottrina della fede il 7 ottobre scorso ha reso pubblica la Nota dottrinale Mater Populi fidelis, un documento complesso per capire il quale ci facciamo aiutare da un esperto mariologo come padre Gian Matteo Roggio.

Perché, secondo lei, il Magistero ha sentito il bisogno di pubblicare questo documento ora?

«Se leggiamo la presentazione del documento che il cardinale Fernández, prefetto del Dicastero, ha fatto, afferma che la presente Nota “risponde a numerose domande e proposte che sono giunte presso la Santa Sede negli ultimi decenni circa questioni riguardanti la devozione mariana e particolarmente alcuni titoli mariani. Sono questioni che hanno suscitato preoccupazioni presso gli ultimi Pontefici” e quindi è normale che il Dicastero per la dottrina della fede, d’intesa con gli stessi Pontefici, intervenga».

Il Magistero si dice addirittura “preoccupato”...

«Sempre il prefetto nella presentazione dice che “esistono alcuni gruppi di riflessione mariana, pubblicazioni, nuove forme di devozione e richieste di dogmi mariani che non presentano le stesse caratteristiche della devozione popolare ma che [...] si esprimono intensamente attraverso le piattaforme mediatiche, risvegliando, con frequenza, dubbi nei fedeli più semplici”. Ecco a cosa è dovuta la preoccupazione».

La Nota si esprime in modo netto sul termine “corredentrice” per Maria, da evitare in quanto «questo titolo rischia di oscurare l’unica mediazione salvifica di Cristo».

«Su questo la Nota è molto chiara: Maria ha il ruolo di disporre all’accoglienza dell’opera di salvezza, di aiutare i credenti con la sua intercessione, quindi con la sua preghiera, ma anche con il suo esempio, cioè con il ricordo della sua vita, delle sue esperienze, delle sue scelte, ad accogliere con fiducia e con fede l’opera della salvezza compiuta da Cristo. Da questo punto di vista il ruolo di Maria non ha niente di diverso dal ruolo della Chiesa.Anche la Chiesa vuole annunciare al mondo chi è Cristo e che cosa Cristo ha fatto per noi, affinché sia accolto come unico Salvatore».

Anche il titolo di “mediatrice di tutte le grazie” è problematico: si legge nella Nota che «Cristo è l’unico Mediatore». D’altra parte, non possiamo ignorare l’uso del termine “mediatrice” inteso semplicemente come cooperatrice, applicato a Maria...

«Se io utilizzo la stessa parola per Cristo e per Maria – mediatore, mediatrice – sono portato a pensare che anche il significato della parola sia lo stesso. Invece il significato è diverso. Maria e Cristo non sono uguali. Gesù è mediatore in quanto Lui è causa di salvezza, è Lui il Salvatore. Maria è una salvata, non è una salvatrice: è una salvata che con la sua vita e con la sua testimonianza dice “io ho accolto il Salvatore”, per cui ripete le parole delle nozze di Cana: “Fate quello che Lui vi dirà”. Come si può vedere siamo in una funzione completamente diversa. È Cristo che ci salva morendo e risorgendo per noi».

Maria non ci salva, è una salvata. Potremmo dire che è la prima a salvarsi?

«Maria è la prima dei salvati perché in lei la fede è stata totale, senza limiti e ritardi. Il dono unico della Concezione Immacolata le ha permesso di essere in una condizione in cui lei liberamente ha scelto di crescere nella fede. Quindi mai Maria potrebbe dire di sé che è lei a salvare. Le faccio un esempio: se ci dovesse essere un’apparizione dove il testimone dice: “Ho visto la Madonna che mi ha detto: Sono la tua salvezza e tu devi avere fede in me, altrimenti non ti salverai’”, possiamo pure andare oltre perché quella non è un’apparizione autentica».

Noi ci rivolgiamo a lei come “piena di grazia”, chiediamo la sua intercessione per ottenere delle grazie, però il Magistero dice che si corre il rischio di presentarla «come se avesse un deposito di grazia separato da Dio».

«È molto istruttiva l’immagine della sorgente che la Nota riprende dal Vangelo di Giovanni. Maria è colei che è talmente piena della grazia di Dio che quando si relaziona con noi la grazia di Dio è parte integrante di questa relazione, scorre come acqua viva attraverso di lei fino a noi. Questo vuol dire che quando si parla anche dell’affetto materno di Maria, quell’affetto non è solo sentimentale, ma anche teologale: è un’esperienza umana totalmente riempita, modellata e animata dallo Spirito Santo, che il Vangelo di Giovanni chiama “acqua viva”. Maria è “piena di grazia” perché persona riempita, modellata e animata dall’“acqua viva” che è lo Spirito Santo. E come tale fa della relazione con noi – a lei donata – un incontro dove tale pienezza di Spirito possa essere condivisa a partire dalla comune fede – nostra e sua – in Cristo, essendo questa fede in Cristo la condizione (la causa) per essere riempiti di Spirito Santo».

Ci rivolgiamo a Maria anche come “avvocata nostra”. C’è anche il rischio che alcune persone vedano in lei una specie di parafulmine di fronte alla giustizia di Dio, che si rivolgano a lei per dire: “Fa’ in modo che il Signore non veda quello che io combino”…

«Se pensiamo che Dio nei nostri confronti voglia esercitare solamente una giustizia punitiva, allora Maria diventa (come dice esplicitamente la Nota) un parafulmine in cui rifugiarsi, facendo di lei una creatura in fondo più buona di Dio. Il punto è che invece Dio nei nostri confronti esercita una giustizia superiore, chiamandoci alla conversione. Si è cominciato a pensare che Maria fosse un parafulmine quando si è cominciato a dimenticare la giustizia superiore di Dio. Dio giudicherà tutti, in Cristo, come affermiamo senza esitazioni nel Credo. Ma cosa cercherà in noi quel giorno? Cercherà prima di tutto quel che gli permetterà di salvarci, non importa quanto piccolo possa essere. Dio è giudice perché vuole salvare. Maria vive di questa giustizia superiore: non è lei ad essere più buona di Dio, ma è Dio che in lei ci fa vedere un’immagine di questa giustizia superiore che da lui ha origine».

Viene in mente l’iconografia classica della Madonna della Misericordia che apre il suo manto e tiene tutti sotto, al riparo, però non è che ci sta proteggendo da Dio! 

«Il compito di Maria non è quello quello di tenermi il più possibile lontano da Dio, dalla sua giustizia superiore e dal suo giudizio. È esattamente il contrario: Maria mi dispone a vivere in conformità a quella giustizia superiore, a dire con lei “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore… Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome”».

Lei quando ha letto questa Nota a cosa ha pensato?

«Che il chiarimento è sempre opportuno e sempre benvenuto. L’importante, però, è che dopo questi chiarimenti sappiano essere concretizzati in maniera intelligente. Faccio un esempio: qualcuno a partire da questo documento comincia a dire “Io ho una parrocchia dedicata a Maria Mediatrice di tutte le grazie”, oppure “Io appartengo alla confraternita di Maria Corredentrice, dobbiamo cambiare nome”? Assolutamente no. Dobbiamo evitare che si faccia dell’applicazione di questo documento una cosa equivalente alla cosiddetta cultura della cancellazione. Questo documento porta dei chiarimenti opportuni, ma non dobbiamo trasformarlo in un’arma distruttiva».

Anche perché la devozione mariana di una parte dei fedeli ha una particolare sensibilità...

«Dobbiamo prendere spunto da questi chiarimenti esattamente per fare due cose. Ripartire dal vero Dio, prima di tutto. E nel momento in cui io ho davanti a me la verità di Dio e la verità di Cristo Salvatore, poter accogliere Maria come colei che con la sua preghiera, con la sua vita e con la sua presenza ci dice, insieme alla Chiesa: “Abbi fiducia in Dio, non allontanarti da Dio, segui il Vangelo”: lì c’è la salvezza».

Nella foto: Pietà con Madonna e santi di Raffaellino del Garbo (Bridgeman).