Benvenuti nel Condominio Pantalone. Dove Pantalone non è più la maschera veneta con la barba a punta e il borsellino legato alla cintura, ma il signor Rossi, terzo piano interno B. Quello che paga sempre puntuale. Quello che controlla l’home banking come altri controllano il battito cardiaco. Quello che se il bonifico non parte entro il 5 del mese dorme male, suda freddo e chiede scusa anche quando non serve.

Il signor Rossi paga. Per sé, certo. Ma soprattutto per gli altri. E adesso potrà farlo meglio, di più, con maggiore spirito di sacrificio. Potrà elevarsi a martire millesimale, a San Sebastiano della manutenzione ordinaria, trafitto non dalle frecce ma dai preventivi.

La grande novità della riforma condominiale approdata alla Camera è di una chiarezza adamantina: se uno non paga, pagano gli altri. Non “gli altri” in senso poetico, comunitario, da assemblea di base. Pagano i soliti. Quelli in regola. Quelli che hanno ancora un rapporto affettivo con le ricevute. Quelli che si sentono in colpa anche quando sbagliano di un centesimo, e magari aggiungono due euro “per stare tranquilli”.

Massimo Gramellini sul Corriere li ha chiamati “i soliti fessi”. Definizione forse brutale ma onesta.

La procedura è raffinata nella sua ferocia. Prima si guardano i soldi sul conto del condominio. Poi si va dai morosi. Se i morosi non hanno nulla — e non hanno mai nulla, altrimenti non sarebbero morosi ma solo distratti — si passa direttamente a chi ha già pagato. Perché è affidabile. E l’affidabile, si sa, è quello a cui puoi chiedere tutto. È quello che anticipa, che copre, che sistema. È quello che al ristorante paga per tutti “poi ci regoliamo”, e infatti poi non ci si regola mai.

Certo, il signor Rossi potrà rivalersi sul moroso. Con calma. Con un avvocato. Con una causa lunga come una telenovela sudamericana. Con la consolazione morale di sapere di avere ragione, che è una soddisfazione enorme, soprattutto mentre stai pagando anche il cappotto termico del vicino.

Nel frattempo, però, le impalcature salgono, il geometra fattura, la facciata si rifà, e il conto arriva sempre allo stesso indirizzo. Interno B.

La legge, peraltro, non si occupa delle possibili conseguenze emotive. Non contempla l’eventualità che un giorno i signori Rossi possano esplodere. Che si trasformino in Sandokan e aspettino il vicino all’angolo delle scale per dirgliene quattro. Magari in gruppo. Con Yanez, Tremal-Naik, Kammamuri e Lord James Brooke, rigorosamente schierati a seconda dei millesimi.

Il tutto mentre l’amministratore — ora laureato, iscritto all’albo, certificato, vigilato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy — ti guarda con aria paterna e ti dice, pacato:
«Capisco il disagio, ma la legge è legge».

E tu, Pantalone, paghi.
Come sempre.
Con dignità.
E senza fare rumore, che poi disturbi i vicini e l’amministrazione ti manda l’avviso di “immissioni acustiche”.