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Maria Corina Machado a Oslo l'11 dicembre scorso per ritirare il Premio Nobel per la Pace
Se c’è una cosa che questo 2025 ci lascia in eredità, è l’idea che la politica non sia fatta solo di slogan, ma di una resistenza silenziosa che ti costringe a sparire dalla vista per non farti zittire. María Corina Machado non è la classica politica a cui siamo abituati. È una donna di 58 anni, ingegnere industriale con un master in finanza, che ragiona per numeri e logica. Ed è proprio con questa sua attitudine da «mente scientifica» che è riuscita a incrinare le fondamenta del potere del presidente Nicolás Maduro.
La sua storia ha subito una sterzata decisiva nel 2024, quando è diventata il centro di gravità dell’opposizione. Nonostante il regime le avesse vietato di candidarsi, Machado ha fatto una mossa di un’umiltà strategica rara: ha messo da parte le ambizioni personali e ha convogliato milioni di voti su Edmundo González Urrutia. Mentre lei percorreva il Venezuela in auto, accolta da folle che vedevano in lei l’ultima speranza, ha costruito una rete di volontari che si sarebbe rivelata l'arma più potente.
Il 28 luglio 2024 è stato il giorno della «rivoluzione dei dati». Di fronte alla proclamazione della vittoria di Maduro senza prove, Machado ha risposto con la tecnologia. La sua organizzazione ha raccolto e pubblicato online l’83% dei verbali elettorali originali, mostrando al mondo una realtà diversa da quella ufficiale. È stata la prima volta che una frode politica è stata smascherata in modo matematico. Da quel momento, per María Corina è iniziata una vita sospesa: mentre molti suoi collaboratori venivano arrestati, lei è rimasta nel Paese, entrando in clandestinità per evitare di finire in cella.
Per quasi tutto il 2025, la sua è stata una leadership «fantasma». Ha passato oltre sedici mesi spostandosi tra rifugi sicuri a Caracas, comunicando con il mondo solo attraverso brevi video registrati sui social per mantenere alta la speranza del suo popolo. Una resistenza psicologica che è stata premiata il 10 ottobre 2025, quando il Comitato norvegese le ha assegnato il Premio Nobel per la Pace. La motivazione ha celebrato il suo «instancabile lavoro per promuovere i diritti democratici e una transizione pacifica» in uno dei contesti più difficili del globo.
L’apice di questo anno incredibile è stato il mese di dicembre. Mentre la figlia, Ana Corina Sosa, a Oslo ritirava inizialmente la medaglia a nome della madre, Machado è riuscita infine a raggiungere la capitale norvegese, uscendo dall’ombra della clandestinità venezuelana per portare la sua testimonianza diretta davanti al mondo.
L’abbiamo scelta tra le dieci donne del 2025 perché María Corina Machado ha dimostrato che la forza non deve essere per forza urlata. Ci ha insegnato che la verità, se supportata da un’organizzazione rigorosa e da un coraggio calmo, può essere più pesante dei carri armati. Oggi non è solo l’eroina del Venezuela, è il simbolo globale del fatto che la democrazia richiede un impegno fisico, costante e, soprattutto, senza compromessi.




