Gaza muore di fame. Nella Striscia la catastrofe umanitaria ha raggiunto livelli insostenibili, disperati. Secondo Save the children, il numero di bambini sotto i cinque anni affetti da malnutrizione acuta visitati nelle cliniche della Ong a Gaza è aumentato di 10 volte in quattro mesi, mentre le morti infantili dovute alla fame aumentano e l'autorità umanitaria globale per le crisi alimentari ha avvertito che nella Striscia si sta manifestando la carestia. Le famiglie sono costrette a cercare il cibo tra i rifiuti. «I bambini di Gaza stanno morendo di fame davanti ai nostri occhi. Stiamo assistendo a tassi record di malnutrizione dopo quasi cinque mesi di assedio totale da parte del Governo israeliano che blocca l'ingresso degli aiuti. Questa è una fame inflitta in modo deliberato. È inaccettabile che i bambini stiano morendo di fame, deperendo sotto i nostri occhi e desiderino morire, mentre tonnellate di cibo salvavita e scorte nutrizionali, che potrebbero invertire una crisi interamente provocata dall'uomo, attendono appena oltre il confine o addirittura all'interno di Gaza», ha dichiarato Ahmad Alhendawi, direttore regionale di Save the Children per il Medio Oriente, l'Europa Orientale e il Nord Africa.

Spinta dalle pressioni della comunità internazionale, Israele ha decretato "pause tattiche" di 10 ore al giorno per permettere il lancio di aiuti ai palestinesi. Anche se il premier Netanyahu ha negato che nella Striscia di Gaza ci sia la fame. Intanto, alcuni Paesi europei sono passati all’azione. La Germania, come annunciato dal cancelliere Friedrich Merz, sta organizzando l’invio di aiuti umanitari attraverso un “ponte aereo” in collaborazione con la Giordania che, nei giorni scorsi, insieme agli Emirati arabi, ha già paracadutato cibo e beni essenziali. Berlino ha inviato due aerei militari in Giordania, base dalla quale partono le missioni umanitarie. Anche la Francia si è detta disponibile ad aiutare, annunciando l’invio di convogli umanitari via terra.

Intanto, si fa sempre più vasto il fronte dei Paesi che si muovo verso il riconoscimento dello Stato di Palestina, rilanciando la soluzione dei due popoli e due Stati, tornata al centro del dibattito internazionale. La settimana scorsa il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina all'Assemblea generale delle Nazioni Unite di settembre. La Francia e altre 14 nazioni hanno lanciato un appello collettivo a tutti i Paesi del mondo a impegnarsi a riconoscere lo Stato palestinese. La risposta è arrivata dal premier britannico Keir Starmer che, durante la riunione del gabinetto del suo governo, ha annunciato di procedere con il riconoscimento il prossimo settembre, a meno che Israele non compia dei passi per mettere fine alla drammatica situazione di Gaza.

La reazione del premier israeliano Netanyahu non si è fatta attendere: «Starmer premia il terrorismo mostruoso di Hamas», ha commentato Netanyahu. Parole alle quali ha replicato la ministra dei Trasporti britannica Heidi Alexander: «Questa non è una ricompensa per Hamas. Hamas è una vile organizzazione terroristica che ha commesso atrocità spaventose. Riguarda invece il popolo palestinese. Riguarda quei bambini che vediamo a Gaza morire di fame».

Dal 2012 la Palestina è uno Stato osservatore non membro dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tra i 193 membri delle Nazioni Unite sono 147 quelli che già riconoscono lo Stato palestinese. L’Unione europea attualmente non riconosce la Palestina come Stato. E non la riconosce nessun membro del G7. All’interno dell’Ue Svezia, Slovenia, Irlanda e Spagna sono gli unici finora ad aver attuato il riconoscimento da quando sono diventati membri dell'Unione. Sette Paesi lo avevano già fatto prima di aderire all'Ue: Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, Polonia e Slovacchia. Tra i Paesi del G20, riconoscono lo Stato palestinese Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica e Turchia. Il Vaticano ha riconosciuto la Palestina nel 2015, nominandola come Stato per la prima volta in un trattato bilaterale.  La Sante Sede spinge per il riconoscimento dello Stato palestinese, come ha ribadito il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin: «Quella è la soluzione, cioè il riconoscimento dei due Stati che vivono vicino l'uno all'altro in autonomia e sicurezza». 

(Foto in alto Ansa: Emmanuel Macron e Keir Stamer)