Apprezzo la rivista per la varietà dei temi trattati e la chiarezza con cui essi vengono argomentati. Mi occupo da tanti anni di integrazione di studenti con disabilità e disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa), prima nella scuola e oggi all’università. Desidero inoltrarle un breve messaggio di un nostro studente con disabilità, iscritto al V anno di laurea magistrale in Giurisprudenza, il quale ha avuto la possibilità di conoscere Dario Fo, recentemente scomparso. Non tutti sanno, forse, che dopo aver vinto il Premio Nobel per la letteratura, Dario Fo insieme alla moglie, ha creato il “Nobel alla disabilità”, acquistando diversi pulmini attrezzati e aiutando soggetti disabili nel realizzarsi. In merito al nostro studente di Giurisprudenza, ad esempio, alcuni anni fa, il Maestro Fo ha contattato direttamente il Magnifico Rettore chiedendo che gli venissero fornite tutte le registrazioni delle lezioni universitarie, cosa che allora non avveniva per tale corso di studi. Quello studente, infatti, a causa della sua disabilità, non poteva più seguire di presenza le lezioni universitarie, dovendo restare presso la propria abitazione. È stato così possibile, nel giro di breve tempo, erogare tale servizio e permettergli di seguire tutte le lezioni, sostenere gli esami universitari e procedere brillantemente negli studi, a tal punto che quest’anno potrà laurearsi. Mi pare interessante far conoscere questa esperienza. Ringrazio il Maestro Fo per quanto ha fatto a favore di ragazzi con disabilità.

GIACOMO G.

Non ho alcuna intenzione di beaticare da morto chi si è sempre dichiarato ateo e non ha mancato occasione di lanciare pesanti accuse alla Chiesa, ai suoi uomini e alle istituzioni. Ognuno se la vedrà direttamente con Dio, il solo che conosce in profondità e verità l’animo degli uomini. Dario Fo ha sempre spaccato il giudizio dei suoi interlocutori, è stato tanto osannato quanto avversato. In questi ultimi anni, però, mi ha molto colpito la sua ammirazione – una vera passione – per san Francesco. Era di casa ad Assisi. E padre Fortunato, portavoce del convento, ricorda che «a sera se ne andava dicendoci: vado via perché se resto ancora un po’ finisce che mi converto». La stessa ammirazione l’aveva anche per papa Francesco. Le lodi che ne tesseva non le ho sentito fare nemmeno da tanti credenti. Anzi...