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Cari amici lettori, con il numero che avete in mano siamo a Pasqua e desidero, insieme a tutta la redazione, augurare a ciascuno e a ciascuna di voi una buona Pasqua e la pace dono del Signore risorto. «Faccio fatica a credere», ammette in una bella intervista (pag. 16) il nostro personaggio di copertina, il noto conduttore e attore Pif, che ci racconta il ruolo del dubbio nel suo cammino di fede. Può sembrare un’affermazione “stridente” con questo tempo pasquale, che ci invita piuttosto a coltivare una certezza. La “fatica di credere” però, oltre a essere un’esperienza di ogni credente (e le statistiche religiose ci dicono anche che molti cristiani non credono alla risurrezione), è inscritta un po’ in tutto il Nuovo Testamento. La risurrezione è una realtà che non appartiene all’ordine delle cose empiriche e facciamo fatica ad accoglierne l’annuncio.
Di questa fatica ci raccontano i Vangeli: anzitutto quello di Marco, che leggiamo a Pasqua, con un Gesù che si sottrae di continuo e “sfugge alla presa” e un finale che lascia di stucco (le donne impaurite e incerte davanti alla tomba vuota); il racconto di Giovanni, con Pietro e Giovanni che corrono alla tomba di Gesù e, disorientati, devono decifrare una serie di segni misteriosi e la Maddalena che fatica a riconoscere Gesù risorto che le sta davanti; il finale del Vangelo di Matteo, con i discepoli che si prostrano al Risorto ma in cuor loro dubitano… Tutti ci parlano della difficoltà di credere alla risurrezione. E poi le argomentazioni di san Paolo nella Prima lettera ai Corinzi (capitolo 15: ben 58 versetti sul tema!), che deve fronteggiare una serie di difficoltà provenienti dall’ambiente culturale e religioso del tempo. Insomma, credere nella risurrezione non è mai stata una cosa semplice… e i testi ci raccontano di cuori chiusi e ancora refrattari
– un po’ come noi – che però erano in qualche modo aperti, disposti a lasciarsi abitare da una Presenza che si è rivelata alla loro libertà di uomini e donne. Insomma, giungere alla certezza della risurrezione può essere un cammino lungo, arduo. Sarà sempre il Risorto a prendere l’iniziativa e lasciare qualche traccia
su cui interrogarci anche nelle nostre piccole storie. Ma è la domanda che sta al cuore della fede cristiana e non può ricevere risposte scontate, che chiede la pazienza del cammino, di procedere con luci talvolta incerte, fioche. Che la risurrezione sia misteriosamente all’opera nella storia ce lo dicono le storie di bene, spesso nascoste, che ci sono tra noi. Come ci ricorda la bella testimonianza di suor Valentina Sala (servizio pag. 22), che lavora all’ospedale Saint Joseph di Gerusalemme e che nella capacità di israeliani e
palestinesi di riconoscersi reciprocamente come essere umani vede un messaggio che è dono di Cristo risorto. Piccole tracce, ma che ognuno di noi deve provare a decifrare, lasciandosi condurre in un territorio sconnesso per la comune ragione umana. Il mio augurio a ciascuno e ciascuna di noi è di potersi “imbattere” in questa Presenza che ci supera, lasciarsene illuminare e saperne gioire.



