Sono immagini sempre più frequenti: torrenti trasformati in fiumi di fango, pareti che si sgretolano sotto il sole, sentieri franati. Le Dolomiti — patrimonio mondiale dell’UNESCO — in quest’estate 2025 si rivelano più fragili che mai. Lo dicono i dati dei geologi, del Soccorso Alpino e del Club Alpino Italiano: le frane sono in aumento e, con esse, i rischi per escursionisti e alpinisti, anche lungo itinerari considerati “classici”.

Secondo il bollettino estivo 2025 del Comitato Scientifico Centrale del CAI, pubblicato a fine giugno, «gli effetti del riscaldamento climatico sull’ambiente montano si stanno intensificando»: si parla di fusione accelerata del permafrost, scioglimento precoce della neve e peggioramento della stabilità dei versanti. Il documento sottolinea che “molti crolli e frane sono da attribuire all’innalzamento termico e all’alternanza secco/pioggia, che modifica l’equilibrio delle masse rocciose”.



La montagna si muove

Nei soli mesi di giugno e luglio, sono stati registrati decine di eventi franosi nelle Dolomiti orientali: tra i più recenti, due grandi crolli avvenuti tra il 27 e il 28 luglio su Cima Falkner, nel Gruppo del Cristallo, e sul versante nord del Monte Pelmo, in Veneto. In entrambi i casi, sentieri molto frequentati sono stati chiusi per rischio di ulteriori distacchi.

A metà giugno, una frana si è staccata dalla Croda Marcora, nel gruppo del Sorapiss, travolgendo la sede stradale della statale 51 d’Alemagna: per ore l’area è rimasta isolata. Anche qui, le autorità hanno indicato come causa principale l’azione combinata di piogge improvvise e instabilità dovuta al degrado del permafrost. Il bollettino primaverile 2025 del CAI, uscito ad aprile, aveva già previsto «un’estate complessa sul piano della tenuta geologica dei versanti», segnalando i settori dolomitici oltre i 2.000 metri come i più a rischio.



Clima e instabilità: la voce degli esperti

Il CAI, attraverso i suoi rappresentanti scientifici, lancia da mesi l’allarme. Piero Carlesi, presidente del Comitato Scientifico Centrale del Club Alpino Italiano, in occasione della giornata nazionale “Sicuri in montagna d’estate” dello scorso 15 giugno, ha dichiarato: «L’aumento delle temperature sta compromettendo la stabilità dei ghiacciai e dei corpi rocciosi in alta quota, rendendo frane e altri pericoli sempre più frequenti». Un rischio che riguarda non solo le grandi pareti dolomitiche, ma anche i percorsi escursionistici medi e bassi, soggetti a erosione, cedimenti e instabilità dovuta a temporali sempre più violenti.

Elio Guastalli, coordinatore nazionale per la prevenzione di CAI e Soccorso Alpino, ha aggiunto nella stessa occasione: «Il giusto equilibrio tra passione e prudenza è necessario per evitare di finire in situazioni di rischio incontrollabile. L’impreparazione, unita alla sottovalutazione degli effetti del clima, espone molte persone a pericoli evitabili».

Una raccomandazione particolarmente utile oggi, in un’estate tra le più calde degli ultimi decenni. Anche a quote superiori ai 1.500 metri, le temperature superano i 30°C e i violenti temporali pomeridiani erodono i versanti, scavano i sentieri e causano frane improvvise.



Le raccomandazioni per chi va in montagna

Il Soccorso Alpino e Speleologico del Trentino ha ribadito più volte, anche in recenti comunicati locali, la necessità di cambiare approccio: «La montagna non è un parco giochi», si legge. Servono più attenzione, formazione e un aggiornamento costante delle informazioni prima di ogni escursione. Anche i sentieri più conosciuti possono rivelarsi insidiosi.

Ecco alcune regole base, riportate anche nella campagna Sicuri in montagna 2025:

  • Controllare sempre i bollettini meteo, anche il giorno stesso dell’escursione.
  • Verificare la percorribilità dei sentieri tramite APT, rifugi o sezioni CAI locali.
  • Evitare canaloni e letti di torrente dopo piogge o temporali recenti.
  • Partire presto al mattino, per concludere il giro prima del caldo e del maltempo.
  • Portare attrezzatura adeguata (mappe, GPS, indumenti tecnici, bastoncini).
  • Non sopravvalutare le proprie capacità: molti incidenti avvengono per imprudenza.


Una nuova consapevolezza

La montagna è ancora il luogo ideale per ritrovare silenzio e bellezza, ma richiede oggi un cambio di sguardo. Il CAI parla sempre più spesso di educazione alla montagna come parte integrante del frequentarla. «La sicurezza non è solo questione di tecnica — ha detto Guastalli all'evento — ma di cultura, di rispetto dell’ambiente e dei suoi segnali. Serve un atteggiamento più responsabile e meno superficiale».

Anche per questo, le sezioni locali del CAI organizzano corsi, uscite guidate e incontri pubblici per aggiornare la popolazione sui nuovi rischi del frequentare l’alta quota.

Chi sale in montagna in questi mesi deve sapere che non è più solo questione di meteo o di attrezzatura: è in gioco una trasformazione profonda dell’ambiente. La montagna “parla” in modo nuovo, e ascoltarla è il primo passo per viverla davvero.

 

 


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