Secondo il comunicato sindacale diffuso ieri, lunedì 27 gennaio, dalla Fiom, la Elettrolux ha illustrato al Coordinamento sindacale dell'azienda di elettrodomistici un piano industriale che prevede:

1) la chiusura dello stabilimento di Porcia e la perdita del posto di lavoro per 1.200 lavoratrici e lavoratori che si aggiungono ai tagli già annunciati nei precedenti incontri e che riguardano oltre 150 impiegati della struttura;

2) il taglio di tutto il salario aziendale, il congelamento degli scatti di anzianità e la sospensione del pagamento delle festività cadenti di sabato e domenica;

3) un aumento generalizzato dei ritmi e dei tempi di lavoro e il taglio delle pause sulle linee di montaggio, con un conseguente aumento degli attuali esuberi negli stabilimenti di Susegana, Solaro e Forlì;

4) un orario di lavoro strutturale a sei ore giornaliere, da realizzarsi intanto con il ricorso al contratto di solidarietà ma da mantenersi anche successivamente all'esaurirsi degli ammortizzatori sociali, la riduzione delle agibilità sindacali e delle ore di assemblea.
Sempre secondo quanto scrive la Fiom-Cgil, «la multinazionale ha affermato che solo al realizzarsi di queste condizioni, e comunque a una riduzione equivalente del costo del lavoro, manterrà parte delle produzioni e della propria presenza industriale in Italia. Con questi interventi sulla propria struttura produttiva, sui salari e sulle condizioni di lavoro Electrolux intende perseguire competitività e sostenibilità delle produzioni italiane, cancellando occupazione, salario e diritti, mettendo in discussione la contrattazione aziendale e lo stesso contratto collettivo nazionale di lavoro».
Quello di Electrolux, dunque, secondo i sindacati è un «ricatto inaccettabile, un ricatto che va respinto». E che, soprattutto, diventa un precedente rischioso per migliaia di lavoratori e aziende che si trovano nella stessa condizione in Italia, con la difficoltà a competere rimanendo nel nostro Paese. «La chiusura dello stabilimento di Porcia, la perdita di posti di lavoro negli altri stabilimenti del gruppo e nella struttura, il peggioramento delle condizioni di lavoro – e di vita – e il taglio dei salari per tutti i lavoratori della Electrolux», secondo i sindacati, «delineano una strada che riguarda tutti, in primo luogo i lavoratori interessati, che è quella di un impoverimento di tutto il mondo del lavoro, dei territori interessati, e che apre una strada pericolosa che travalica lo stesso settore».

La Fiom-Cigl pensa allora che non sia «più rinviabile un intervento diretto del presidente del Consiglio; a Enrico Letta chiediamo di incontrare il sindacato e di impedire alla multinazionale svedese di abbandonare l'Italia, di definire le politiche industriali necessarie a salvaguardare la competitività delle produzioni italiane e per contrastare una competitività basata esclusivamente su licenziamenti, riduzione dei salari e dei diritti dei lavoratori. La presidenza del Consiglio deve garantire, nella difficile vertenza che riguarda i lavoratori della Electrolux ma anche dell'intero settore elettrodomestico, un impegno in prima persona svolgendo un ruolo di coordinamento sui ministeri interessati – Sviluppo economico, Lavoro e tutti i ministeri che possono svolgere un ruolo nella ricerca di soluzioni per la competitività del sistema industriale italiano – sulle Regioni Friuli, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna e sugli altri livelli istituzionali coinvolti». 
A nome del Governo Letta è intervenuto su caso il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, che ha assicurato l'esistenza di una via d'uscita e che lo stabilimento Electrolux di «Porcia non chiude, è un'informazione falsa, anche Porcia rimarrà aperta». Zanonato ha vivacemente protestato per le notizie circolate ieri, che parlavano di una decurtazione degli stipendi di circa il 40% per i dipendenti di Electrolux e ha sollecitato una informazione «corretta, in modo che la gente possa rasserenarsi: parlare di stipendi polacchi non vuol dire fare un servizio positivo».
L'Electrolux ieri ha presentato, per i quattro stabilimenti italiani, secondo fonti sindacali, una proposta con un drastico taglio dei salari che porterebbe gli stipendi, oggi calcolati in 1.400 euro al mese a circa 700-800 euro. Ed era sulla base di queste cifre che si era parlato di stipendi in linea con il costo del lavoro della Polonia. La proposta prevede un taglio dell'80% dei 2.700 euro di premio aziendali, la riduzione delle ore lavorate a 6, il blocco dei pagamenti delle festività, la riduzione di pause, permessi sindacali (-50%) e lo stop agli scatti di anzianità. Ma la stessa Elettrolux contesta questa interpretazione degli interventi necessari per salvare di Susegana, Porcia, Solaro e Forlì. Secondo l'azienda, la proposta avanzata ai sindacati «prevede una riduzione di tre euro all'ora. In termini di salario netto questo equivale a circa 8% di riduzione, ovvero a meno 130 euro mese».