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"Fai un selfie con tua figlia".... si tratta della nuova campagna su Twitter voluta dal primo ministro indiano Narendra Modi. Il premier della destra, in una trasmissione radiofonica, ha invitato a inviare dei selfie che ritraggano insieme padre e figlia con l'hashtag #SelfieWithDaughter. La proposta ha ricevuto una marea di adesioni, sia da parte di personaggi dello spettacolo e dello sport che dalla gente comune. Lo scopo è sensibilizzare il Paese riguardo l'infanticidio femminile.
L'iniziativa fa parte di una campagna contro l'assurda discriminazione che penalizza le bambine spesso considerate un peso per le famiglie e che è nota come Beti Bachao, Beti Padhaò (Salva tua figlia, istruisci tua figlia). In realtà, l'idea delle foto appartiene al sindaco di un villaggio dell'Haryana dove il divario demografico tra i sessi è molto alto e che per questo aveva organizzato un concorso fotografico su Whatsapp.
Nonostante le leggi lo proibiscano in India, ogni giorno duemila bambine vengono "uccise", a causa della tradizionale preferenza data ai figli maschi considerati coloro che, oltre a tramandare il nome della famiglia, avranno il compito di diventare capifamiglia e porteranno a casa i soldi. Le femmine, invece, sono viste come un problema poiché bisogna trovare loro un marito al quale offrire una dote congrua attraverso molti sacrifici.
L'allarme è stato lanciato recentemente dalla ministra indiana per lo Sviluppo delle donne e dei bambini, Maneka Gandhi quando ha denunciato il fatto che la maggior parte delle bimbe viene abortita o uccisa subito dopo la nascita. Dati confermati da uno studio risalente al 2011 della rivista scientifica britannica The Lancet: in India, negli ultimi tre decenni, oltre 12 milioni di bambine non sono nate a causa di un aborto.
Numerose, tuttavia, le polemiche riguardo l'iniziativa del primo ministro: dure critiche da parte di una attivista comunista Kavita Krishnan, che fa parte di un'associazione contro gli stupri e di un'attrice televisiva Shruti Seth. Costoro chiedono piuttosto delle vere riforme a favore dell'emancipazione femminile.
L'iniziativa fa parte di una campagna contro l'assurda discriminazione che penalizza le bambine spesso considerate un peso per le famiglie e che è nota come Beti Bachao, Beti Padhaò (Salva tua figlia, istruisci tua figlia). In realtà, l'idea delle foto appartiene al sindaco di un villaggio dell'Haryana dove il divario demografico tra i sessi è molto alto e che per questo aveva organizzato un concorso fotografico su Whatsapp.
Nonostante le leggi lo proibiscano in India, ogni giorno duemila bambine vengono "uccise", a causa della tradizionale preferenza data ai figli maschi considerati coloro che, oltre a tramandare il nome della famiglia, avranno il compito di diventare capifamiglia e porteranno a casa i soldi. Le femmine, invece, sono viste come un problema poiché bisogna trovare loro un marito al quale offrire una dote congrua attraverso molti sacrifici.
L'allarme è stato lanciato recentemente dalla ministra indiana per lo Sviluppo delle donne e dei bambini, Maneka Gandhi quando ha denunciato il fatto che la maggior parte delle bimbe viene abortita o uccisa subito dopo la nascita. Dati confermati da uno studio risalente al 2011 della rivista scientifica britannica The Lancet: in India, negli ultimi tre decenni, oltre 12 milioni di bambine non sono nate a causa di un aborto.
Numerose, tuttavia, le polemiche riguardo l'iniziativa del primo ministro: dure critiche da parte di una attivista comunista Kavita Krishnan, che fa parte di un'associazione contro gli stupri e di un'attrice televisiva Shruti Seth. Costoro chiedono piuttosto delle vere riforme a favore dell'emancipazione femminile.



