Tre settimane di oratorio estivo, due di campus multisport. “Una settimana di ferie la prendo io, tu fai quella dopo. Poi magari, se ce le facciamo, ci ritagliamo anche qualche giorno insieme”. L’organizzazione dell’estate nelle famiglie italiane sembra un’impresa impossibile. «È l’esempio lampante di come in continuità debbano sempre cercare di arrabattarsi, sospese su un filo, esposte – come equilibriste – alle raffiche di vento», afferma Adriano Bordignon, presidente del Forum delle Associazioni familiari. «Da marzo si comincia a cercare una soluzione appropriata per il figlio, o i figli, perché venga custodito e possa fare un’esperienza umana di crescita durante l’estate. Da lì partono i conti su quanto costa».

Costi dei centri estivi che sono in aumento… «Un esborso significativo che molte volte erode in maniera importante la quota di reddito dei genitori e, in particolare, delle mamme. Tanto da indurre le famiglie a scelte faticose tra permessi prolungati, usare tutte le ferie o addirittura licenziarsi perché non si è in grado di far fronte alle spese». Fenomeno che si affianca anche «al caro ombrellone, lettino, rifugio o gelato. Se uno prende il gelato una volta da solo può essere una spesa sostenuta, ma se lo moltiplichi per una famiglia con figli ti accorgi che spesso va a segnare la possibilità di fare le vacanze». Una dinamica, quella sull’assistenza dei figli, che ci dà il segno «di un Paese strabico: che vorrebbe che più persone lavorassero, che più donne lavorassero, che facessimo più figli ma poi mette le famiglie in una situazione di ambasce per tutto il periodo estivo». Essì che d’estate una famiglia non guadagna di più… «Non solo, c’è anche un altro aspetto. Le aziende stanno investendo sul welfare, ma il più delle volte è per chi ha figli tra 0 e 10 anni. E questo accade anche per tanti altri servizi. I 10 anni sono l’età in cui finisce la scontistica. Tutti questi aspetti sommati mettono in crisi mamme e papà».

Per fortuna, verrebbe da dire, ci sono gli oratori che a un prezzo contenuto ti danno una proposta di qualità. «Questo è un dato di fatto: nella mappa dei centri estivi spicca l’esperienza degli oratori estivi. Accessibili dal punto di vista economico, coprono dalla mattina al tardo pomeriggio con contenuti umani di livello e una partecipazione giovanile di tutto rispetto, attivando ragazzi che resterebbero inattivi. Tutto questo li fa diventare un’esperienza di punta che andrebbe maggiormente sostenuta». Soprattutto in un Paese dove siamo sempre più mobili e quindi sempre meno abbiamo una rete di prossimità attorno e in cui diventiamo genitori sempre più tardi e quindi non possiamo appoggiarci sui nonni...

«Dati alla mano, ci parlano di 177 euro a settimana su Firenze, 189 al Nord, 162 euro al Centro, 134 al Sud con disparità territoriali. Se moltiplichi 170 per quattro, fa circa 700 euro. Per una persona che ne percepisce 1.500 è una cifra insostenibile». E stiamo ragionando di un figlio solo… «Anche perché le riduzioni per i fratelli sono minime. Servirebbe che venissero destinate risorse significative e stabili per supportare la natalità e l’occupazione e la loro integrazione positiva. Anche perché abbiamo questa corsa estiva stressantissima, ma tra poco arrivano i libri di scuola da acquistare e le attività invernali...».

L’ultimo tema anacronistico è la chiusura della scuola per tre mesi. «E qui subentra una questione anche di iniquità sociale. Oltre che, nell’età dell’adolescenza e pre-adolesenza, esponiamo i ragazzi a un deserto di relazioni di qualità con figure guida significative». Quindi? «Va riorganizzato il calendario scolastico, riorganizzato il lavoro del personale e climatizzati gli edifici. E poi vanno sostenute le famiglie. Tutti devono concorrere per sostenere i figli che non sono un bene individuale ma della comunità».