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Potrebbe essere davvero importante, per il futuro immediato del Paese, l’impatto degli Stati Generali della Natalità promossi oggi dal Forum delle associazioni familiari. Un intenso momento di confronto, di testimonianze, di impegni politici e culturali, che hanno documentato una forte convergenza sulla “priorità nuovi nati” da parte di moltissimi attori sociali. Così l’emergenza del crollo della natalità può uscire dal ristretto circolo degli addetti ai lavori, e diventare priorità condivisa nel dibattito pubblico e nelle agende operative del Governo, del Parlamento, delle aziende, delle redazioni dei giornali e delle televisioni. Ed è già un primo potente risultato di questo evento.
Un secondo elemento rilevante, prefigurato dal Presidente dell’Istat Giancarlo Blangiardo a partire da dati storici e da realistiche proiezioni demografiche, e poi condiviso da tanti interventi, è aver documentato che la ripresa della natalità – se diventa priorità condivisa – è un percorso possibile, nonostante uno scenario complesso. In particolare mettere in agenda l‘obiettivo di arrivare, nel 2031, a superare nuovamente i 500.000 nati nell’anno (nel 2020 sono stati solo 404.000!) sarebbe possibile, prevedendo un incremento di circa 10.000/12.000 nati ogni anno. Il che significa sostenere con maggior forza i progetti di genitorialità di tanti giovani, oggi incerti e diffidenti rispetto il futuro. C’è una condizione, però, perché questo scenario futuro possa realizzarsi: che gli interventi di sostegno da parte dello stato siano rapidi, tempestivi e consistenti. A partire dall’assegno unico universale per i figli, ormai in fase di avanzata attuazione, pur con qualche ritardo. In assenza di un esplicito e radicale cambiamento di rotta da parte dei pubblici poteri, invece, il trend alla diminuzione continuerebbe inarrestabile, scendendo già dal 2021 sotto la soglia psicologica dei 400.000 nati nell’anno, rischiando di arrivare, sempre al 2031, a soli 350.000, se non ancora meno.
Per questo – quarto elemento – gli impegni assunti esplicitamente dal premier Mario Draghi in apertura degli Stati Generali assumono particolare importanza e rilievo: in primo luogo perché confermano una consapevolezza ormai consolidata della centralità della famiglia e della natalità in chi ha la responsabilità di guidare il Paese in questa difficile transizione verso il futuro che è il Recovery Plan e il Next Generation EU. Le politiche di sostegno alla natalità – e quindi l’adozione di politiche familiari organiche, adeguatamente finanziate e strutturali, di lungo periodo – non possono non diventare parte integrante del disegno di rinascita dell’Italia che il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Recovery) presentato in Europa ha appena tratteggiato. Su questo, peraltro, qualche aggiustamento andrà sicuramente apportato, perché la parte “famiglia” del PNRR appare ancora secondaria, in tanti punti; e questi Stati Generali possono avere un ruolo importante, nel rileggere e riformulare il PNRR maggiormente “a misura di famiglia”.
Da ultimo, molte sono le parole chiave importanti emerse in questo evento (cura, responsabilità, fiducia, futuro, genitorialità), ma la parola che qualifica in modo più innovativo la giornata, la prospettiva più strategica che questi Stati Generali offrono al futuro del Paese è il tema della sostenibilità generazionale, che non a caso proprio Papa Francesco ha posto a conclusione del suo stimolante ed appassionato intervento di apertura. Perché ogni progetto di riforma, di cambiamento, di riorganizzazione di un sistema collettivo – come è il PNRR e la fase di passaggio post-pandemia che stiamo vivendo – deve necessariamente essere “sostenibile”, cioè essere capace di promuovere la collettività senza lacerazioni, divisioni, rotture dolorose, perdite irrimediabili. In particolare la sostenibilità è stata finora soprattutto concentrata sul codice “ambientale”, sulla necessità di governare l’impatto delle azioni da intraprendere sull’ambiente naturale, sul mondo che ci è stato affidato. Ma Papa Francesco aggiunge una dimensione fondamentale a questa sostenibilità, quella “relazionale”, perché il collante sociale di un popolo e di un sistema socio-economico sono le sue relazioni, in primis quelle familiari, e travolgere questa microfibra di coesione sociale per “far ripartire l’economia” sarebbe ingiusto, non efficace e intollerabile: in una parola, “insostenibile”. Ovviamente nel pensiero di Papa Francesco la sostenibilità relazionale non è in conflitto con la sostenibilità ambientale; basterebbe rileggere la Laudato Si’ per cancellare ogni dubbio in merito: ma Papa Francesco ci ricorda che promuovere la natalità è irrinunciabile per custodire una sostenibilità relazionale che tenga insieme le diverse generazioni nel vivo delle relazionali sociali, economiche e culturali.
Insomma, il messaggio più forte degli Stati Generali della Natalità per il Paese sembra essere: nessun Piano di rilancio del Paese potrà essere sostenibile (e avere successo) se non sarà capace di promuovere la natalità, in una logica di rigenerazione e di costruzione di futuro. Tocca adesso a tutti gli attori sociali far sì che questa intuizione si trasformi da obiettivo retorico in fatti reali, custodendo questa convergenza valoriale che in Parlamento e nel Paese sembra essere stata faticosamente conquistata in questo Paese. Grazie soprattutto al prezioso lavoro di questi anni del Forum delle associazioni familiari, cui tocca ora un difficile ma irrinunciabile compito di vigilanza su tempi e modalità concrete di realizzazione.
* Direttore del Cisf (Centro internazionale studi famiglia)



