Non possiamo più accettare che i drammatici avvenimenti avvenuti prima della finale di Coppa Italia vengano derubricati a normale fatto di cronaca. E presto dimenticati dopo l’ennesima girandola di dichiarazioni indignate e di vaghe promesse di risolvere il problema della violenza dentro e fuori dagli stadi. Non possiamo nemmeno demandare tutto alle forze dell’ordine. L’esempio deve venire da tutti gli sportivi e da coloro che credono nello sport come un’occasione di gioia e di incontro. Occorre agire, occorre farlo in fretta e soprattutto con idee chiare. Non si può più continuare a tollerare che i nostri stadi siano diventati, nel fatalismo generale e nell’impotenza colpevole della politica, una zona franca per teppisti e criminali, con le partite occasioni di guerriglia e regolamento di conti tra fazioni che con il tifo sportivo non hanno nulla a che fare.

La Gazzetta dello Sport nei giorni scorsi ha lanciato tre proposte precise per spezzare questa spirale perversa: lo scioglimento di ogni forma di tifo organizzato legato agli ultrà, il divieto a ogni forma di striscione negli stadi e la certezza della pena per i violenti. Famiglia Cristiana ne lancia una quarta: restituire gli stadi alle famiglie italiane. Letteralmente. Mandando via gli ultrà dagli spalti per fare posto a genitori e figli che vogliono godersi lo spettacolo di un match tra le squadre del cuore, con gioia e serenità. Se oggi un papà vuole andare con la moglie o il figlio a vedere la partita in curva a San Siro o all’Olimpico non lo può fare perché si tratta di settori interamente “riservati”, anzi monopolizzati, dai gruppi ultrà. Per non parlare dei rischi di trovarsi in mezzo a una rissa. E i tifosi non violenti (la stragrande maggioranza) che vanno in questi settori sono costretti dai capi fazione a fischiare l’allenatore e il presidente di turno o cantare un determinato coro come polli in batteria. In nome dell’«ideale ultrà». Dietro il quale, sappiamo benissimo, si nascondono spesso persino loschi interessi criminosi che vanno dallo spaccio di stupefacenti alle estorsioni alle società per il controllo dei biglietti e l’organizzazione delle trasferte, fino a inquietanti legami con i clan mafiosi.   

Per questo Famiglia Cristiana non solo si unisce alla campagna della Gazzetta, ma rilancia e chiede alle società sportive di non sottostare a ricatti o intimidazioni e di allontanare i teppisti dalle curve favorendo, attraverso promozioni e sconti speciali sul prezzo dei biglietti e degli abbonamenti, la presenza massiccia delle famiglie. Così da trasformare la partita in una grande festa. Le prime a essere coinvolte in questa campagna dovrebbero essere le società sportive, attraverso azioni concrete e non generici appelli ai tifosi violenti a “stare buoni”.
Il tempo dei correttivi è scaduto da un pezzo. Per una metastasi di queste proporzioni non serve l’aspirina ma farmaci radicali. Famiglie, sportivi e tifosi veri che spezzino il predominio ultrà e restituiscano allo sport la sua grande bellezza. Lo spettacolo più bello del mondo sarebbe vedere le famiglie fianco a fianco, incitare la propria  squadra del cuore. Allora sì che l’Italia avrebbe vinto il suo campionato del mondo!