Cattivi stili di vita? La domanda è lecita se, secondo l’ultima indagine Istat, ben il 40,1% degli italiani è sovrappeso, con un aumento del 4% negli ultimi 8 anni. Nel Rapporto Annuale 2012, nell’analisi dei vent’anni di progressi sul fronte condizioni di salute e stili di vita, emerge, infatti, che dal 1993 al 2011 è aumentata la percentuale di persone obese o in sovrappeso, passando dal 36,1% nel 2003 al 40,1% nel 2011 tra le persone con più di 14 anni. In particolare, l’obesità è più alta tra i giovani con una età compresa tra i 14 e i 34 anni mentre tra i 45-54enni si registra un lieve calo (-1,6). Il maggior numero di grassi si trova, tuttavia, tra i più maturi, con il 62,2% della popolazione tra 65 e 74 anni.
Il dato positivo è, che per lo stesso periodo, diminuisce, invece, di 1,3 punti percentuali la quota di fumatori che si porta a un totale del 19,4%, anche crescono i giovanissimi fumatori (14-17 anni), che sono passati dall'8% all'8,8%. Un giovane su quattro appartenente alla fascia tra 18-24 anni fuma (25,4%), mentre la percentuale inizia a scendere tra i 55-64 anni (23,3%), diminuendo ulteriormente tra i 65-74enni (13,9%). La percentuale più bassa si trova tra gli over-75, con solo il 5,6% di fumatori. Se si considera che negli ultimi venti anni la vita media è aumentata di 5,4 anni per gli uomini e di 3,9 anni per le donne - nel 2011 la speranza di vita alla nascita è di 84,5 anni per le donne e di 79,4 per gli uomini - si può ancora fare molto per godere di una buona qualità della vita. La vita media si è allungata grazie ad una riduzione della mortalità a tutte le età, ma sono le età adulte e anziane che concorrono maggiormente all’aumento della sopravvivenza, in grande misura legato alla riduzione della mortalità per malattie del sistema circolatorio e per tumori maligni.
Ad oggi, oltre il 70% di tutti i decessi in Italia sono legati ancora a queste due cause ma il progresso è stato notevole: nel 2010, a 65 anni un uomo può ancora contare su 5,3 anni di vita in buona salute - 1,5 anni in più rispetto al 1994 - mentre una donna su 4,8 anni in più - nel 1994 erano 3,5. Infine, dal confronto Istat, emerge che il consumo di alcool diminuisce, passando, tra il 2003 e il 2011, dall’82,1% all’81,4% nella popolazione maschile e dal 56% al 53,5% in quella femminile. Ma sono cambiate le modalità di consumo: da quello “tradizionale mediterraneo” ad uno più generalmente associato ai paesi del Nord Europa, caratterizzato da un consumo meno moderato e più frequentemente fuori pasto. Si è diffuso maggiormente anche il cosiddetto “binge drinking”, cioè il consumo di numerose unità alcoliche in un breve arco di tempo.
Il dato positivo è, che per lo stesso periodo, diminuisce, invece, di 1,3 punti percentuali la quota di fumatori che si porta a un totale del 19,4%, anche crescono i giovanissimi fumatori (14-17 anni), che sono passati dall'8% all'8,8%. Un giovane su quattro appartenente alla fascia tra 18-24 anni fuma (25,4%), mentre la percentuale inizia a scendere tra i 55-64 anni (23,3%), diminuendo ulteriormente tra i 65-74enni (13,9%). La percentuale più bassa si trova tra gli over-75, con solo il 5,6% di fumatori. Se si considera che negli ultimi venti anni la vita media è aumentata di 5,4 anni per gli uomini e di 3,9 anni per le donne - nel 2011 la speranza di vita alla nascita è di 84,5 anni per le donne e di 79,4 per gli uomini - si può ancora fare molto per godere di una buona qualità della vita. La vita media si è allungata grazie ad una riduzione della mortalità a tutte le età, ma sono le età adulte e anziane che concorrono maggiormente all’aumento della sopravvivenza, in grande misura legato alla riduzione della mortalità per malattie del sistema circolatorio e per tumori maligni.
Ad oggi, oltre il 70% di tutti i decessi in Italia sono legati ancora a queste due cause ma il progresso è stato notevole: nel 2010, a 65 anni un uomo può ancora contare su 5,3 anni di vita in buona salute - 1,5 anni in più rispetto al 1994 - mentre una donna su 4,8 anni in più - nel 1994 erano 3,5. Infine, dal confronto Istat, emerge che il consumo di alcool diminuisce, passando, tra il 2003 e il 2011, dall’82,1% all’81,4% nella popolazione maschile e dal 56% al 53,5% in quella femminile. Ma sono cambiate le modalità di consumo: da quello “tradizionale mediterraneo” ad uno più generalmente associato ai paesi del Nord Europa, caratterizzato da un consumo meno moderato e più frequentemente fuori pasto. Si è diffuso maggiormente anche il cosiddetto “binge drinking”, cioè il consumo di numerose unità alcoliche in un breve arco di tempo.


