Gli esserini gialli con gli occhiali da saldatore ne combinano di tutti i colori e fanno ridere. In Cattivissimo me 1 e 2 si sono presi la scena al punto da guadagnarsi la vetrina di un film tutto per loro, approda in Tv. Il traino degli altri film, riuscitissimi, è forte, il battage pubblicitario pure. Le gag ci sono e i bambini ridono, soprattutto i piccoli, che devono riconoscersi molto in quello dei tre protagonisti che non si separa mai dall’orsacchiotto. Agli adulti (nonni?) strizzano l’occhio le citazioni musicali (Beatles) e quelle storiche, dall’antico Egitto a Napoleone: come molti film d’animazione I Minion comunica a strati, arrivando contemporaneamente a pubblici diversi.

Ci si attende un’ora e mezza di divertimento puro, ma per ragioni diverse alla fine la sensazione è che l’esperimento di rendere protagonisti personaggi nati come riuscitissimi comprimari funzioni solo in parte: un po’ perché la trama – condizionata dal seguito già sviluppato negli altri film – è fragile; un po’ perché il nonsense multilingue parlato dai Minion, perfetto nelle gag brevi all’interno di una storia robusta, lasciato a sé stesso per un’ora e passa perde forza comica e annoia un po’.

E poi c’è un piccolo tarlo che resta in testa a chi vede questo film da grande, un dubbio che potrebbe anche essere sproporzionato per un film che si propone  comicità pura senza pensieri. Eppure viene da chiederselo: sarà una buona idea rendere protagonista un popolo che, in questo film, si scopre servile nell’anima, incline a prestarsi – ancorché senza successo – al servizio sempre del cattivo, ma senza subirne il fascino, pronto a cambiare capo se ne trova uno peggiore? L’importante è non restare senza un capo, pena la depressione. I Minion ci cadono dopo la sconfitta di Napoleone e si chiamano fuori dal corso della Storia fino al 1968 (un espediente per togliere agli sceneggiatori l’imbarazzo di dover citare i cattivissimi del Novecento del Duemila?).

Forse sono domande troppo grandi, così serie da riuscire stonate a fronte di un film che vuole solo divertire, a tratti riuscendoci anche. Ma è vero che fa un po’ strano, per chi è cresciuto ad Hanna&Barbera, Disney e “anime” giapponesi, vedere con sguardo adulto, forse per la prima volta, un film per bambini senza un solo personaggio davvero positivo. Anche perché negli altri due film i Minion finivano per sminare la cattiveria del cattivo, per redimerlo un po’. Qui no, gli vanno dietro e basta, incapaci di farsi domande. Di buono – a parte una generica empatia tra di loro – hanno solo che sono così incapaci da riuscire sempre inutili, quando non dannosi alla causa. Basterà a zittire il tarlo delle domande sul possibile, forse involontario, messaggio sotteso?