Il Cnt, Il Consiglio di transizione, offre 1,6 milioni di dollari a chiunque catturi o uccida Muammar Gheddafi. Il presidente del consiglio di transizione Mustafa Abdel Jalil ha dichiarato che a chiunque consegnerà il rais sarà concessa l'amnistia.
Il fortino di Gheddafi intanto è stato espugnato, ma l'uomo che ha tenuto in pugno la Libia per quasi 42 anni resta un fantasma. Di Gheddafi non c'è traccia, così come della sua famiglia e dei suoi figli, che secondo la propaganda degli insorti erano stati arrestati domenica scorsa. Nella notte il Colonnello si è fatto sentire con un messaggio audio, nel quale definisce “una ritirata tattica” la sua scomparsa dal bunker di Bab el-Azizia. Gheddafi ha aggiunto che lotterà contro “l'aggressione” fino alla vittoria oppure alla morte.
Probabilmente è l'ultimo disperato messaggio di un uomo braccato, che sente sfuggire di mano il potere. “Ci chiamava topi, ma ora è lui che si nasconde sottoterra”, ha commentato sprezzante un capo degli insorti. La conquista del bunker di Bab el-Azizia, roccaforte del potere di Gheddafi, è l'evento simbolico di questi sei mesi di guerra di Libia.
Gli insorti sono entrati nel vasto compound, che era stato pesantemente bersagliato dai bombardamenti della Nato, e si sono scagliati contro i simboli del regime. Una statua di Gheddafi è stata decapitata ed è stata fatta razzia di quanto veniva trovato nei locali del bunker. Un ragazzo si è presentato davanti alle telecamere indossando un berretto che potrebbe essere appartenuto al dittatore.
Le scene della razzia sono state celebrate con manifestazioni di giubilo sia a Tripoli che a Bengasi, ma diverse zone della capitale restano ancora sotto il controllo delle forze lealiste e si continua a combattere. A Tripoli, negli ultimi tre giorni, ci sarebbero stati almeno 400 morti. Intanto nella notte fra martedì e mercoledì la Nato ha continuato a colpire la città.
Nel suo appello audio notturno Gheddafi ha incitato i suoi sostenitori ad accorrere a Tripoli, per “setacciarla e ripulirla da traditori”. La resistenza delle forze fedeli a Gheddafi resta molto forte nella città di Sirte, il luogo di origine della famiglia del Colonnello. E' ancora presto, insomma, perché gli insorti possano dichiarare una piena vittoria.
Il fortino di Gheddafi intanto è stato espugnato, ma l'uomo che ha tenuto in pugno la Libia per quasi 42 anni resta un fantasma. Di Gheddafi non c'è traccia, così come della sua famiglia e dei suoi figli, che secondo la propaganda degli insorti erano stati arrestati domenica scorsa. Nella notte il Colonnello si è fatto sentire con un messaggio audio, nel quale definisce “una ritirata tattica” la sua scomparsa dal bunker di Bab el-Azizia. Gheddafi ha aggiunto che lotterà contro “l'aggressione” fino alla vittoria oppure alla morte.
Probabilmente è l'ultimo disperato messaggio di un uomo braccato, che sente sfuggire di mano il potere. “Ci chiamava topi, ma ora è lui che si nasconde sottoterra”, ha commentato sprezzante un capo degli insorti. La conquista del bunker di Bab el-Azizia, roccaforte del potere di Gheddafi, è l'evento simbolico di questi sei mesi di guerra di Libia.
Gli insorti sono entrati nel vasto compound, che era stato pesantemente bersagliato dai bombardamenti della Nato, e si sono scagliati contro i simboli del regime. Una statua di Gheddafi è stata decapitata ed è stata fatta razzia di quanto veniva trovato nei locali del bunker. Un ragazzo si è presentato davanti alle telecamere indossando un berretto che potrebbe essere appartenuto al dittatore.
Le scene della razzia sono state celebrate con manifestazioni di giubilo sia a Tripoli che a Bengasi, ma diverse zone della capitale restano ancora sotto il controllo delle forze lealiste e si continua a combattere. A Tripoli, negli ultimi tre giorni, ci sarebbero stati almeno 400 morti. Intanto nella notte fra martedì e mercoledì la Nato ha continuato a colpire la città.
Nel suo appello audio notturno Gheddafi ha incitato i suoi sostenitori ad accorrere a Tripoli, per “setacciarla e ripulirla da traditori”. La resistenza delle forze fedeli a Gheddafi resta molto forte nella città di Sirte, il luogo di origine della famiglia del Colonnello. E' ancora presto, insomma, perché gli insorti possano dichiarare una piena vittoria.


