Una spilla oppure un ciondolo o anche un anello con un piccolo schermo sul quale compaiono pupazzi che ci riportano a un momento chiave  della nostra vita, come il matrimonio per esempio, per regalarci ricordi positivi e aiutarci a superare la perdita del partner.

Il gioiello antilutto è un progetto al quale lavorano tre docenti dell’Università di Loughborough, centro di Inghilterra, della facoltà di “Scienze umanistiche e spettacolo”, unite dall’amore per gli altri e dalla religiosità.

E’ cattolica, imbevuta di spiritualità ignaziana, Melanie Hani, premiata dalla regina Elisabetta per aver usato l’animazione per aiutare bambini traumatizzati dalla guerra e giovani delinquenti emarginati della zona di Liverpool. Discende da sant’ Alfonso Maria de’ Liguori Antonia Liguori, specializzata in “story telling”, il racconto di una storia, tecnica anche questa usata a fini terapeutici. Produce gioielli Roberta Bernabei, docente d’ arte, che ha usato il suo lavoro con anziani, in case di riposo, aiutandoli a ricordare anche per combattere la demenza.

L’università ha stanziato un primo fondo per vedere se il progetto può funzionare, dal punto di vista tecnico, e una domanda per altri soldi sarà inviata al Wellcome Trust.

«Abbiamo unito le nostre competenze perché crediamo tutte e tre nel nostro lavoro come forma di empatia e amore per chi è meno fortunato di noi. Saremo coinvolte in prima persona nel processo che porterà alla produzione del gioiello insieme a giovani e adulti, tra i sei e gli ottantadue anni, che fanno fatica ad elaborare un lutto», spiegano le tre studiose.

La professoressa Hani ricorda quella signora trentenne, che desiderava tantissimo sposare il suo compagno, dal quale aveva avuto due figli appena sedicenne. «Aveva programmato il matrimonio nell’”hospice” dove l’uomo era ricoverato, ma purtroppo il suo compagno è morto proprio l’unico giorno nel quale la donna si è allontanata dal letto».

«E’ stata l’animazione di quella cerimonia, voluta così fortemente e mai avvenuta, a salvare la donna dal dolore di una perdita che poteva travolgerla», continua Melanie Hani, «Il fatto di costruirla pezzo per pezzo, scegliendo il vestito, per esempio, da un catalogo, e poi ogni oggetto come i fiori e la chiesa. Producendo ogni dettaglio del matrimonio, proprio con le sue mani, la donna si è sentita proprio come se si fosse sposata e, oggi, riguarda quel video ogni volta che si sente un po’ triste e riesce, così, a fare i conti con il lutto».

Così capiterà anche a chi partecipa al progetto per la produzione del gioiello.



«Lavoreremo a stretto contatto con queste persone», spiega la dottoressa Liguori, «Forniremo ai partecipanti gli strumenti, spiegando loro come ritrovare una storia significativa della loro vita e come animarla, ma saremo coinvolte direttamente condividendo anche le nostre fragilità con le loro, fidandoci gli uni degli altri e sostenendosi a vicenda».

«Ci sentiamo esseri umani migliori aiutando queste persone in lutto», continua la professoressa Bernabei, «E faremo attenzione a non aspettarci troppo dai partecipanti al progetto, cercando di metterci al loro livello e dando loro valore come persone».

E’ l’organizzazione “Heart”, “Healing, education, animation, research and therapy”, (http://www.animationtherapy.info/) ovvero “Cura, istruzione, animazione, ricerca e terapia”, avviata da Melanie Hani nel nord di Inghilterra, che permette alle tre studiose di non far pagare i partecipanti al progetto. «L’università di Loughborough finanzia la nostra ricerca e faremo domanda di fondi attraverso “Heart” ma non chiediamo mai ai partecipanti di pagare”, spiega ancora Melanie, “Non potrei mai trasformare quello che faccio in un’impresa commerciale».