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«Ogni impegno per la pace implica e richiede l’impegno per la giustizia». Papa Francesco inaugura il 94° Anno Giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano 9e ricorda i tragici fatti dell’inasione che sta subendo l’Ucraina. «La pace senza giustizia», dice, «non è una vera pace, non ha solide fondamenta né possibilità di futuro. E la giustizia non è un’astrazione o un’utopia».
Si tratta invece di una virtù «affidata in modo eminente alla responsabilità di quanti sono impegnati nell’ambito giudiziario, per consentire il ristabilimento della pace violata fra i diversi soggetti della comunità in contesa fra loro e in seno alla comunità». I Tribunali dello Stato della Città del Vaticano, specifica il Papa, «svolgono a vantaggio della Santa Sede un ruolo prezioso quando si tratta di dirimere contese di natura civile o penale. Sono controversie che, per loro natura, esulano dall’ambito di competenza dei Tribunali della Santa Sede e dei tribunali canonici e devono essere giudicate in base a un complesso intreccio di fonti canoniche e civili, qual è quello previsto dall’ordinamento vaticano, la cui applicazione richiede specifiche competenze».
Controversie che, in questi anni, sono aumentate, soprattutto nell’ambito della gestione patrimoniale e finanziaria. Ma qui, esorta il Pontefice, «bisogna essere chiari ed evitare il rischio di “confondere il dito con la luna”: il problema non sono i processi, ma i fatti e i comportamenti che li determinano e li rendono dolorosamente necessari. Infatti, tali comportamenti, da parte di membri della Chiesa, nuocciono gravemente alla sua efficacia nel riflettere la luce divina».
Parla anche di misericordia, che non è un cancellare la giustizia, ma portarla a compimento. «Con questo atteggiamento di misericordia e di vicinanza siamo chiamati a guardare i fratelli e le sorelle, soprattutto quando sono in difficoltà, quando sbagliano, quando sono sottoposti alla prova del giudizio. Una prova che a volte è necessaria, quando si tratta di accertare condotte che offuscano il volto della Chiesa e destano scandalo nella comunità dei fedeli».
Misericordia e giustizia, precisa, «non sono alternative ma camminano insieme, procedono in equilibrio verso lo stesso fine, perché la misericordia non è la sospensione della giustizia, ma il suo compimento».
Infine si rivolge ai magistrati ricordando che «la via della giustizia rende possibile una fraternità in cui tutti sono tutelati, specialmente i più deboli. Auguro a tutti voi di operare mantenendo sempre viva questa consapevolezza e la tensione verso la verità».


