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Il Pontefice, Leone XIV, ha inviato un messaggio potente in occasione dello spettacolo teatrale “Proyecto Ugaz”, dedicato alla giornalista Paola Ugaz, cuore di un’inchiesta sui soprusi del movimento Sodalicio in Perù. Con questo gesto, ribadisce due temi centrali: la lotta contro ogni forma di abuso e la difesa della libertà di stampa.
Abusi nella Chiesa: nessuna tolleranza
Il Papa lancia un avvertimento netto: «Radicare in tutta la Chiesa una cultura della prevenzione che non tolleri alcuna forma di abuso: né di potere o di autorità, né di coscienza o spiritualità, né di abuso sessuale» idl-3. Si tratta di un richiamo alla coerenza con il Magistero precedente: la Lettera al Popolo di Dio di Papa Francesco (agosto 2018), che definisce “non retorica, ma un cammino concreto di umiltà, verità e riparazione”, sottolineando che «prevenzione e cura non sono una strategia pastorale: sono il cuore del Vangelo».


Libertà di stampa: un bene comune inalienabile
Sottolineando il valore del giornalismo d’inchiesta, Leone XIV prosegue: «Ovunque un giornalista venga messo a tacere, si indebolisce l’anima democratica di un Paese». Con forza aggiunge: «La libertà di stampa è un bene comune irrenunciabile. Chi esercita questa vocazione con coscienza non può vedere la propria voce spenta da interessi meschini o per paura della verità».
In un passaggio carico di speranza e incoraggiamento ai reporter peruviani, scrive: «Non temete. Con il vostro lavoro potete essere artefici di pace, unità e dialogo sociale. Siate seminatori di luce tra le ombre».
Paola Ugaz, protagonista e simbolo
La giornalista peruviana, al centro dell’attenzione, viene ricordata per il suo impegno nel denunciare abusi economici e spirituali legati al Sodalicio. Nell’aula Paolo VI, il 10 novembre 2022, aveva già chiesto protezione per sé e altri colleghi, trovando ascolto diretto nel Papa. Il Pontefice la ringrazia: «La vostra lotta per la giustizia è anche la lotta della Chiesa» e ne celebra «il coraggio dimostrato».
Lo spettacolo teatrale “Proyecto Ugaz” diventa così più di un evento artistico: «memoria, denuncia e, soprattutto, un atto di giustizia», in cui le vittime e i giornalisti «illuminano il volto ferito ma pieno di speranza della Chiesa»



