A 62 anni lo scrittore e drammaturgo ungherese Andras Forgach  è stato convocato presso l’Archivio storico dei servizi per la sicurezza di Stato e ha scoperto in un dossier, mantenuto segreto per quarant’anni,  che la madre, Avi-Shaul Bruria, nata a Gerusalemme nel 1922 e morta nel 1985, era stata spia e informatrice del regime comunista. Una esperienza traumatica che Forgach racconta magistralmente in Gli atti di mia madre (Neri Pozza, 315 pagine), un libro intenso e struggente.

Scrivere questo libro le è costato molta sofferenza?

“Sì, scrivere la storia di mia madre e la scoperta che ho fatto negli archivi mi è costato sofferenza e fatica, come si può facilmente immaginare quando viene allo scoperto un segreto oscuro della tua famiglia. Inoltre ero molto legato a mia madre, quindi per me  il coinvolgimento emotivo è stato molto forte”.

Ma raccontare questa storia, per lei, ha avuto anche un effetto terapeutico?

“Assolutamente sì. Immagino il tormento dei tanti ungheresi che si trovano nella mia stessa condizione, ma non hanno la fortuna di poterlo esprimere con la scrittura. La loro sofferenza immagino sia molto grande”.

Tanti altri ungheresi stanno facendo scoperte simili alla sua?

“Dopo la pubblicazione del mio libro, tre amici scrittori mi hanno chiamato per sapere come accedere agli archivi. Leggendo la mia storia, hanno dei dubbi sul ruolo dei loro genitori”.

Sua madre è morta prima del crollo dei regimi comunisti nell’Europa dell’Est. Come avrebbe accolto la fine di quell’epoca?

“Negli ultimi anni della sua vita io e mia madre abbiamo discusso molto. Lei era un po’ delusa perché si accorgeva che ormai le sue opinioni di membro del partito contavano poco e nessuno le prendeva in considerazione. Mia madre non avrebbe mai rinunciato a confessare la sua fede nel comunismo, ma negli ultimi tempi le stavano molto a cuore i temi dell’ambiente. Forse avrebbe continuato il suo impegno politico militando fra i Verdi.

Lei invece non è stato un militante comunista?

“Da ragazzo ero un militante convinto e mi iscrissi all’associazione dei giovani comunisti, compravo i testi sacri dell’ideologia comunista, ma persi molto presto l’entusiasmo. Diciamo pure che ero un militante molto svogliato. Pensi che negli archivi ho trovato un rapporto su di me relativo all’epoca in cui studiavo all’università. Chi ha scritto il rapporto faceva notare che ero contento per l’arrivo della Coca Cola in Ungheria. Evidentemente il mio era considerato un pericoloso cedimento al consumismo americano.”

Quello che ha scoperto negli archivi ha cambiato i suoi sentimenti nei confronti di sua madre?

“No, non è cambiato nulla. Non sono contento di ciò che ha fatto mia madre, ma mi ritengo  fortunato di averlo saputo”.