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di Paolo Picchio, presidente onorario Fondazione Carolina
Ogni vita spezzata riapre una ferita profonda e mi rigetta in quel baratro di quella notte, quando mia figlia decise di rinunciare a quella vita che amava così tanto. Notizie come quelle di Latina sono impossibili da commentare senza partire dal cordoglio, dall’abbraccio e dalle preghiere che mi sento di condividere con la famiglia di Paolo.
Le parole servono a poco, se non accompagnate dai gesti, da risposte concrete.
Nulla ci potrà restituire le tante, troppe vittime di questi fenomeni. Bullismo e cyberbullismo sono solo la punta dell’iceberg, perché dietro agli insulti, alle ingiustizie, alle vessazioni c’è la disperata convinzione di essere soli e inermi rispetto ad un mostro chiamato odio. Un mostro che si nutre di indifferenza.
Mia figlia lo scrisse, prima di saltare nel vuoto: “Il Bullismo, tutto qui? Siete così insensibili?”. Ecco, da quel gennaio del 2013 tutti sanno che il bullismo non è una ragazzata, né tantomeno un ostacolo che dobbiamo mettere in conto nel percorso di crescita dei nostri figli. Lo dicono le leggi ispirate e dedicate a mia figlia, lo hanno stabilito i processi, lo attestano ogni giorno le richieste di intervento che Fondazione Carolina riceve dalle scuole, dagli oratori e dai centri sportivi di tutta Italia.
Realtà come Fondazione Carolina dovrebbero concentrarsi sulla promozione del benessere digitale e sulla bellezza di stare insieme, offline come online. Lo facciamo nel nome di mia figlia, nel segno di quel sorriso che tocca ogni anno il cuore di 100 mila studenti. Invece, abbiamo dovuto moltiplicare gli sforzi per tutelare, difendere, sanare situazioni sempre più complesse, anche in relazione alla diffusione dell’intelligenza artificiale.
Abbiamo tre Rescue Team, con professionisti nel campo pedagogico, clinico, legale e comunicativo a copertura di tutto il territorio nazionale. Solamente negli ultimi due anni scolastici gli esperti di Fondazione Carolina hanno gestito 278 casi. Per rispondere al progressivo aumento delle richieste abbiamo creato il Centro ReTe, per il recupero terapetico dai disagi giovanili nel cuore di Milano, a pochi passi dalla stazione Centrale. Uno spazio innovativo e colorato, dove un team di esperti opera in sinergia con le forze territoriali e con una metodologia innovativa.
Eppure le segnalazioni sono in continuo aumento, come il malessere delle nuove generazioni. Fintanto che il mondo adulto non capirà l’importanza della prevenzione, dell’educazione e del sorriso, saremo sempre in rincorsa. Tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo, a volte basta un abbraccio, una carezza, una gentilezza. Proviamo a rendere virali questi valori e i ragazzi diventeranno i nostri primi follower.



