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Milano è una città su misura per tutti? Sfortunatamente, no. O meglio, non lo sono le sue strade: le piste ciclabili scarseggiano, i parcheggi selvaggi abbondano, mentre velocità e distrazione regnano sovrane, tanto che da inizio 2023 a oggi sono già 20 le persone che hanno perso la vita in un incidente (l'ultima, nelle scorse ore, un'anziana di 75 anni, investita e trascinata per diversi metri da un camion dell'Amnsa mentre attraversava sulle strisce pedonali). I dati Istat sembrano confermare l'emergenza: negli ultimi dieci anni i morti a Milano sono stati 470, i feriti 120mila, segno che il fenomeno non accenna a fermarsi. Per questo motivo, alle ore 19 di giovedì 21 settembre avrà inizio un flash mob che al grido di "Basta morti in strada" paralizzerà le vie principali del centro, dislocandosi in quattro punti nevralgici della città - i Bastioni di Porta nuova, viale Beatrice d’Este, viale Bianca Maria e viale di Porta Vercellina.



«Da inizio anno i decessi hanno riguardato 9 pedoni, 1 persona in monopattino, 5 ciclisti e 5 persone su mezzi motorizzati», spiega Maria Dellagiacoma, tra i promotori della manifestazione contro la violenza stradale. «Gli automobilisti guidano convinti che lo spazio sia tutto loro, perché si cresce con l'idea che la strada sia solo dei mezzi motorizzati. Invece, non è così: la carreggiata è di tutti e va condivisa».
L'astio dei guidatori sembra rivolto, principalmente, ai ciclisti, "rei" di invadere la corsia e (forse?) di rallentare l'andatura del veicolo. «Il clima è effettivamente molto teso nei confronti dei ciclisti», prosegue Dellagiacoma, «un po’ perché la loro spinta a riprendersi gli spazi della strada è molto forte - e forse qualche volta un po’ aggressiva -, un po' perché quando girano a Milano sono spaventati. E l’aggressività, si sa, sale anche per paura. In questi ultimi mesi abbiamo ricevuto tantissimi messaggi di persone che dicevano “Io non me la sento più di girare in bicicletta, è pericoloso, ho dei bambini e non credo sia un mezzo sicuro con cui spostarsi”... e alla fine sono loro a dover rinunciare a una pedalata per le vie».
Ma il flash mob, che durerà fino alle 20.30, non sarà dedicato solamente a questi ultimi. «Non si tratta di una manifestazione di soli ciclisti, ma di utenti della strada», precisa infatti l'organizzatrice. «Le richieste che stiamo avanzando e le morti che stanno avvenendo coinvolgono tutta la cittadinanza: l’idea della protesta è di mobilitare una massa di cittadini per le strade, avanti e indietro, in continuazione, così da richiamare l'attenzione su un problema che è della città».

La manifestazione "Basta morti in strada" non è la prima iniziativa che viene presa per smuovere le acque del comune milanese. «È da gennaio che lavoriamo a diverse proposte», continua Dellagiacoma. «Il principale strumento che abbiamo utilizzato è una lettera aperta intitolata “Città delle persone”, in cui erano contenute le stesse rischieste che tuttora sottoponiamo al sindaco: Milano città a 30 km/h, per vivere la città senza paura e per spostarsi in sicurezza, con qualsiasi mezzo e qualsiasi abilità; l’istituzione di strade scolastiche, ossia zone di transito pedonali fuori dalle scuole che garantiscano sicurezza all’uscita dei bambini; il ripristino immediato delle "Domeniche a spasso"; l'inserimento dell’obbligatorietà dei sensori per i camion, visto che molti incidenti sono causati da mezzi pesanti che, sprovvisti di sensore, non riescono a vedere cosa succede intorno; vigilanza che monitori e multi parcheggi selvaggi su piste ciclabili e marciapiedi e, infine, la predisposizione di una rete di piste ciclabili capillare per tutta la città».
Se l'obbligatorietà dei sensori per i mezzi pesanti dovrebbe entrare in vigore ad ottobre, lo stesso non si può dire per tutti gli altri punti. «Il 17 aprile siamo stati convocati dall'assessora alla mobilità e dall'assessora al verde, che ci hanno chiesto di presentare, entro termini specifici, le nostre richieste, alle quali loro avrebbero dovuto rispondere entro 30 giorni», continua la promotrice del flash mob. «Oggi siamo al 19 settembre e noi non abbiamo ancora nessuna risposta. Siamo frustrati».
L'amministrazione, dunque, deve accelerare, ma Milano deve rallentare e ripartire a una velocità adeguata. «È un cambiamento di logica che va a beneficio di tutti, e prima lo capiamo, prima la città potrà adottare soluzioni efficaci. In Olanda negli anni ’70 hanno avuto lo stesso problema: migliaia di vittime in strada. Un gruppo di attivisti ha iniziato una protesta fortissima ed estenuante, che è andata avanti per settimane, finché il problema è stato riconosciuto e sono state adottate delle contromisure. Noi ci siamo ispirati a loro, perché essere martellanti alla fine lì è servito: speriamo che anche qui si smuova qualcosa».



