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Prendere il pieno controllo della Striscia per annientare definitivamente Hamas. Poi, in una fase successiva, consegnare la sua amministrazione a forze arabe amiche che non minaccino la sopravivvenza di Israele. E' quanto ha decretato il Gabinetto di sicurezza israeliano, dando il via libera al piano del premier Netanyahu per l'occupazione militare e ignorando così gli avvertimenti dei vertici delle Forze di difesa israeliane (Idf).
La dichiarazione approvata, stando ai media, riguarda l'area di Gaza city, nella parte settentrionale del Territorio palestinese. Il piano approvato prevede cinque punti: "il disarmo di Hamas, il ritorno di tutti gli ostaggi, i vivi e i deceduti, la smilitarizzazione della Striscia di Gaza, il controllo di sicurezza israeliano nella Striscia di Gaza, l'istituzione di un'amministrazione civile alternativa che non sia né Hamas né l'Autorità palestinese".
Secondo l'ufficio di Netanyahu, le forze israeliane (Idf) "si prepareranno a prendere il controllo di Gaza City distribuendo aiuti umanitari alla popolazione civile fuori dalle zone di combattimento". In un'intervista televisiva, Netanyahu ha affermato che Israele non ha intenzione di governare Gaza, che vuole ottenere un "perimetro di sicurezza" e lasciare la responsabilità del controllo e del governo della Striscia a una terza parte finora non meglio specificata.
Il piano di Netanyahu suscita forti resistenze, a partire da quella del leader dell'opposizione Yair Lapid il quale ha dichiarato che questa decisione è stata "un disastro che porterà molti altri disastri". In un post su X Lapid ha commentato con molta durezza che il piano richiederà mesi, porterà alla morte degli ostaggi, all'uccisione di molti soldati, costerà decine di miliardi ai cittadini israeliani che pagano le tasse e condurrà a un collasso politico". Prosegue Lapid: "Questo è esattamente ciò che voleva Hamas, che Israele resti intrappolato sul campo senza un obiettivo, senza definire il quadro del giorno dopo, in un'occupazione inutile che nessuno comprende dove stia portando".
A disapprovare con fermezza il piano del premier israliano è anche il primo ministro britannico Keir Starmer: "Questa azione non farà nulla per porre fine a questo conflitto o per aiutare a garantire il rilascio degli ostaggi. Porterà soltanto più spargimento di sangue". Attualmente a Gaza city abitano circa 800mila persone. Centinaia di migliaia di palestinesi se ne sono andati nelle prime settimane della guerra a seguito degli ordini israeliani di evacuazione forzata. Ma tanti sono poi ritornati nella città. Una vasta operazione di occupazione di Gaza city, oltre a richiedere tempo, porterà a un'evacuazione di massa di una popolazione già drammaticamente stremate dalla fame e dalla precarietà che, secondo il piano, sarà trasferita in campi per sfollati nel centro della Striscia entro il 7 ottobre. Intorno ai miliziani di Hamas che restano a Gaza city sarà imposto un assedio e nello stesso tempo sarà condotta un'offensiva di terra.
Le Forze di difesa israeliane continuano a contestare l'operazione perché metterebbe a rischio la vita degli ostaggi ancora vivi e scatenerebbe un disastro umanitario ancora più vasto. Il Governo israeliano sostiene di controllare attualmente il 75% della Striscia, mentre l'Idf ha evitato di entrare nel restante 25% - che interessa in gran parte Gaza city e i campi profughi nella parte centrale della Striscia - poiché ritiene che la maggior parte degli ostaggi si trovi in quella zona. E Hamas ha minacciato di ucciderli tutti se le forze israeliane si avvicinano all'area.
Durissima è la reazione al piano da parte del Forum dei parenti degli ostaggi. In una dichiarazione diffusa su X si legge: " La decisione di puntare all'occupazione della Striscia significa abbandonare gli ostaggi, ignorando completamente i ripetuti allarmi dei vertici militari e il desiderio chiaro della maggior parte dell'opinione pubblica in Israele". Conclude il Forum: "L'unico modo per riportare gli ostaggi a casa è un accordo complessivo. Niente più guerra inutile. Non resteremo a guardare. Chiediamo un accordo generale ora".
Non si è fatta attendere neppure la reazione di Bruxelles, attraverso un post su X della Commissione Ue Ursula von der Leyen: "La decisione del Governo israeliano di estendere ulteriormente la sua operazione militare a Gaza deve essere riconsiderata. Allo stesso tempo, è necessario che tutti gli ostaggi, detenuti in condizioni disumane, vengano rilasciati. Inoltre, gli aiuti umanitari devono poter accedere immediatamente e senza ostacoli a Gaza per fornire ciò che è urgentemente necessario sul campo. È necessario un cessate il fuoco immediato".
La Germania ha annunciato la sospensione della fornitura di armi a Israele. "Il Governo tedesco non autorizzerà alcuna esportazione di attrezzature militari che potrebbero essere utilizzate nella Striscia di Gaza fino a nuovo avviso", ha dichiarato il cancelliere federale Friedrich Merz.
(Foto Ansa: sfollati palestinesi in attesa di ricevere aiuti alimentari a Gaza city)



