Vorrei condividere un fatto che mi ha lasciato perplessa. È morta di cancro una povera donna, che ha tanto lavorato, amato e soprattutto sofferto, nata e vissuta in Albania al tempo del regime comunista. Non era battezzata. Facendo visita alla defunta, ho colto nei parenti, gente molto semplice, il desiderio di poter avere almeno una benedizione della salma, prima della tumulazione. Ho telefonato a un sacerdote che si è reso disponibile e l’ha fatto. Ma, poi, qualcuno “molto credente” ha avuto da ridire, perché al massimo si poteva dire una preghiera! Mi domando: si benedicono gli animali, le macchine e altri oggetti e non si può dare una benedizione a una persona, che è sempre e comunque figlia di Dio? Non si tratta di sminuire il sacro, ma di concretizzare il Vangelo nella sua dimensione di amore, perdono e misericordia.
A.G.
Si sono appena chiuse le Porte Sante del Giubileo della misericordia, ma siamo stati invitati a tenere aperte le porte del cuore all’accoglienza dei poveri e degli ultimi, senza distinzione di credo religioso. I farisei o i legulei, gli osservanti scrupolosi delle regole, esistono ancora oggi e vorrebbero porre limiti e condizioni a Dio stesso, ignorando che il «Signore è misericordioso e compassionevole, lento all’ira e grande nell’amore e nella fedeltà», come leggiamo nel libro dell’Esodo. Gesù è venuto per rivelarci pienamente questo volto di Dio che a tanti, ancora oggi, fa scandalo. Se non comprendiamo che il Vangelo è la buona notizia della misericordia siamo distanti dal volere del Signore. Gesù non ci chiede di sradicare la zizzania, anche se minaccia il buon grano, ma di attendere la mietitura e il giudizio alla fine dei tempi. Chi siamo noi, cosiddetti presunti giusti, per stabilire i confini della misericordia di Dio? L’onnipotenza divina si manifesta non nel giudizio e nella condanna, ma nel perdono del peccatore.


