PHOTO


Oggi si celebra la Giornata internazionale dei popoli indigeni nel mondo, istituita dall’Onu nel 1994 per porre l’accento sul diritto delle popolazioni a vivere secondo le loro tradizioni e nell’ambiente in cui si trovano. Si tratta di 370 milioni di persone che vivono in 70 Paesi del mondo. L’Alto Rappresentante dell’Unione Europa, Federica Mogherini, a nome dell’UE ha dichiarato: «In occasione della Giornata Onu, ci uniamo ai popoli indigeni di tutto il mondo per celebrare la ricchezza delle loro culture e i loro contributi peculiari alla diversità culturale mondiale. L’Unione europea ribadisce il suo impegno a promuovere e tutelare i diritti dei popoli indigeni. Nonostante i molti sviluppi positivi per il riconoscimento dei loro diritti, continuano in vari paesi le violazioni dei diritti umani, comprese uccisioni. L’UE sta pertanto intensificando gli sforzi per proteggere i difensori dei diritti umani che lavorano a favore dei più vulnerabili e marginalizzati, tra cui i popoli indigeni, e coloro che conducono campagne sui temi dei diritti fondiari. In linea con il suo piano d’azione per i diritti umani e la democrazia, l’UE sta inoltre intensificando il dialogo con i popoli indigeni».
Inoltre, prosegue nel comunicato, l’Unione Europea ha intenzione, prima della fine dell’anno, di preparare un resoconto delle sue politiche e azioni a sostegno dei popoli indigeni.


L’organizzazione che maggiormente si occupa dei diritti dei popoli indigeni è Survival International, che pe rl’occasione della Giornata Onu chiede che la terra dei Kawahiva incontattati, nell’Amazzonia brasiliana, sia demarcata e protetta in via definitiva.
Ora che gli occhi del mondo sono puntati sul Brasile in occasione delle Olimpiadi di Rio, Survival spera che il paese farà di più per rendere sicura la terra della tribù, a rischio estinzione, e dargli la possibilità di determinare autonomamente il proprio futuro.
La tribù è estremamente vulnerabile alle minacce di contatto forzato da parte di taglialegna e allevatori.
Il primo contatto è stato catastrofico per molte tribù brasiliane. “Quando arrivarono gli esterni, gli Zo’é si ammalarono e cominciarono a morire” racconta Jirusihú, della tribù Zo’è dell’Amazzonia settentrionale, contattata forzatamente dai missionari evangelici negli anni ’80. “Allora… c’erano diarrea e sofferenze. La febbre ha ucciso molti, moltissimi Zo’é.”
Molte tribù sono state spazzate via a seguito del contatto forzato e del furto della loro terra. Konibu, l’ultimo sciamano Akuntsu, è morto lo scorso maggio lasciando una tribù di solo quattro persone.
Le tribù incontattate sono i popoli più vulnerabili del pianeta. Intere popolazioni vengono sterminate dalla violenza genocida di stranieri che le derubano delle loro terre e delle loro risorse, e da malattie come l’influenza e il morbillo, verso cui non hanno difese immunitarie.
Di queste tribù sappiamo molto poco, ma sappiamo che nel mondo ce ne sono più di cento. In Brasile vivono più popoli isolati di ogni altro paese. Tutti i popoli incontattati rischiano la catastrofe se le loro terre non saranno protette. Quando i loro diritti vengono rispettati, invece, continuano a prosperare.
“È giunto il momento che il Brasile metta fine a secoli di genocidio, rispettando i diritti dei suoi popoli indigeni e proteggendone le terre” ha dichiarato oggi il Direttore generale di Survival Stephen Corry. “Le tribù incontattate non sono arretrate, e neppure reliquie primitive di un passato lontano. Sono nostre contemporanee e costituiscono una parte fondamentale della diversità umana.”



