In un solo giorno una persona che appartiene allo 0,1% più ricco del pianeta emette nell’atmosfera una quantità di CO2 (anidride carbonica) maggiore di quella generata in un intero anno dal 50% più povero della popolazione mondiale. Riassumendo: un miliardario in un giorno inquina molto di più di quanto inquina la metà più povera dell’umanità in un anno. È un dato che mostra in modo allarmante l’abissale, inaccettabile disparità fra la ristretta élite dei super-ricchi e la popolazione più povera del pianeta non solo dal punto di vista socio-economico – in termini di ricchezza – ma anche dal punto di vista dell’impatto sull’ambiente e sul clima.

A rivelarlo è Climate inequality report, il nuovo rapporto redatto dalla Ong Oxfam in vista della Cop30, la 30ª Conferenza delle parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si svolge dal 10 al 21 novembre in Brasile, a Belém, nello Stato del Pará, nel cuore della Foresta amazzonica. Un luogo fortemente simbolico per discutere di politiche ambientali, perché l’Amazzonia è la più grande foresta pluviale tropicale del mondo – estesa su nove Paesi dell’America latina –, il “polmone verde”, custode della biodiversità, che incide sul clima di tutto il pianeta, ma che sta subendo le conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici e della deforestazione.

«La crisi climatica è strettamente connessa all’acuirsi delle disuguaglianze globali e ne aggrava la portata», sottolinea Francesco Petrelli, portavoce di Oxfam Italia. «Gli individui più ricchi del mondo finanziano e traggono profitto da questa crisi, mentre il resto della popolazione mondiale ne fa le spese». Il dossier di Oxfam denuncia come un gruppo ristretto di miliardari stia usando la propria influenza economica e politica per mantenere la dipendenza dai combustibili fossili (ovvero le fonti energetiche non rinnovabili, come petrolio, carbone e gas naturale), massimizzando così i propri profitti. I super-ricchi emettono un’enorme quantità di anidride carbonica sia a causa del proprio stile di vita, come ad esempio l’uso smisurato di yacht e jet privati, sia a causa degli investimenti in attività economiche tra le più inquinanti, dalle quali traggono profitto. Quasi il 60% degli investimenti dei miliardari nel mondo è infatti realizzato in settori che hanno un impatto estremamente pesante sul clima, come quello petrolifero e quello minerario.

Il rapporto rivela un dato clamoroso: le emissioni dagli investimenti di soli 308 miliardari sono così smisurate da superare quelle generate da 118 Paesi tutti insieme. Con il suo dossier Oxfam avverte: i super-ricchi cercano di controllare e indebolire i negoziati sul clima. «In questo momento le politiche per il clima sono condizionate sempre più dalla tutela di interessi privati e da un’economia che guarda al passato, basata sull’estrattivismo fossile, a discapito del bene comune», aggiunge Petrelli. «Da tempo le aziende inquinanti e i super-ricchi, che le controllano, portano avanti campagne di disinformazione sulla crisi climatica e cause legali contro le Ong e i Governi che cercano di opporsi». E un appello, in vista della Conferenza in Brasile: «Per limitare questo potere, serve una decisa azione in occasione della Cop30 che porti a tassare di più i grandi inquinatori, a vietare le attività di lobbying in favore dei combustibili fossili, dando voce e spazio nel processo decisionale ai Paesi che sono più colpiti dalla crisi climatica, pur essendone i meno responsabili».

Un altro aspetto evidenziato da Oxfam è che la crisi climatica non lede in modo paritario uomini e donne. La disuguaglianza di genere si manifesta anche nel clima. E questo si avverte anche in Italia. Nelle nostre città, spiega Angela Pinna di Oxfam Italia, «la mortalità legata all’aumento delle temperature e alle ondate di calore sempre più forti e frequenti è molto più alta per le donne, che oggi nel mondo rappresentano 4 migranti climatici su 5 e hanno una probabilità 14 volte maggiore di restare vittime di disastri naturali». È importante sensibilizzare sull’impatto della crisi climatica su donne e ragazze, anche nel nostro Paese.

Per questo Oxfam ha lanciato la campagna Climate justice is gender justice (La giustizia climatica è giustizia di genere) che, fino all’inizio della Cop30, coinvolge centinaia di giovani in Toscana (dove Oxfam Italia ha sede) in varie iniziative. Il 15 novembre gli attivisti toscani parteciperanno al Climate pride di Roma, la manifestazione per il clima che si svolge in simultanea in molti Paesi europei.

(Foto Ansa: capi di Stato e di Governo dei vari Paesi alla Cop30 in Brasile)