Sono una giovane lettrice diciottenne, molto contrariata per le lettere dei lettori. Non ne posso più di persone che si lamentano di tutto. Dalla politica alla Chiesa, dalla giustizia alla scuola. Basta! Ma perché non si danno da fare per cambiare le cose che non vanno? Se ci lamentiamo noi che viviamo nei ricchi Paesi del Nord, che devono dire i popoli dell’Africa o dell’Asia che muoiono di fame e malattia? Noi italiani, ahimè, siamo solo capaci di brontolare. Ma quando abbiamo i mezzi per agire, non facciamo nulla. Un grande uomo diceva: «Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo». Mi scusi per la sfuriata.
Giovane lettrice

La lamentela per la lamentela non ha senso. È solo distruttiva. Spesso una lagna insopportabile. C’è chi comincia a dolersi non appena mette piede a terra dal letto. Non gli va bene nulla. Malumore che travasa poi al lavoro, dove arriva già stanco prima ancora di cominciare. Ma la giusta protesta è cosa ben diversa dalla sterile lamentela. È la denuncia, non solo a parole, delle ingiustizie, falsità e ipocrisie che ci circondano. Forse, ci siamo indignati troppo poco di fronte a tanti soprusi. Abbiamo girato lo sguardo altrove. Non vogliamo vedere povertà, discriminazioni, intolleranze. Cara diciottenne, non perdere così presto la “santa indignazione”. Se vuoi, davvero, dare una mano a cambiare il mondo. Ed essere tu stessa il cambiamento.