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Il ricordo dell'alluvione di 24 anni fa è ancora vivo a Crotone, una città flagellata, lo scorso fine settimana, da un violento nubifragio e dall'esondazione del fiume Esaro poi rientrato negli argini. Ma si rivivono scene simili a quelle dell'ottobre '96, anche se, fortunatamente, questa volta non si registrano morti né dispersi. E, mentre dalla Puglia e dalla Campania arrivano volontari e mezzi speciali della Protezione civile, il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia arriva in città per testimoniare la vicinanza del Governo e la Giunta regionale della Calabria si riunisce nell'aula consiliare del Comune per avviare un tavolo tecnico che acceleri l'iter per i ristori, scatta la rete della solidarietà. E giunge l'appello dell'arcivescovo di Crotone e Santa Severina, monsignor Angelo Raffaele Panzetta, perché “il grido che sale da questa terra non rimanga inascoltato”. Le inondazioni hanno colpito soprattutto le zone basse della città, le stesse che furono devastate nel '96, a dimostrazione del fatto che il piano per la ricostruzione non è stato ultimato, come denunciato da più parti.
Ai commercianti che hanno perso tutto e a chi è stato costretto a lasciare le proprie abitazioni si rivolge monsignor Panzetta. “In questo momento di grande prova per tutti noi sento il bisogno – dice l'arcivescovo di Crotone e Santa Severina - di far giungere una parola di vicinanza a tutte la comunità colpite dall’alluvione e soprattutto a chi è nella prova e nella difficoltà. Il mio pensiero va a chi ha perso la casa, ai commercianti e a tutti coloro che hanno subito danni alle proprie attività, alle parrocchie che hanno visto distrutte opere edificate con il contributo di generazioni di credenti. Penso anche a tutti i nostri malati, anche a quelli affetti dal Covid19, che in questa alluvione hanno visto amplificato il loro disagio”.
Il prelato sostiene lo sforzo di “coloro che si stanno adoperando con dedizione e generosità per alleviare questi disagi e, mentre dico loro grazie – precisa - desidero anche incoraggiare tutti a crescere nella solidarietà e favorire la cultura della speranza e del “darsi da fare”, che hanno sempre contraddistinto la nostra gente, soprattutto nei momenti più critici”. La città, infatti, ha risposto con vigore all'emergenza e molti sono stati i gesti di altruismo e i volontari impegnati nei soccorsi alle persone impantanate nel fango. “Come pastore della chiesa diocesana invito tutti a pregare il Signore della vita perché ci aiuti a ricostruire le strutture, ma soprattutto le persone e il tessuto della comunità, per reagire insieme al concreto rischio di cadere nella disperazione – aggiunge l'arcivescovo - Abbiamo bisogno, soprattutto in questo frangente, di favorire la prossimità tra di noi e tra le istituzioni, per resistere alla tentazione di coltivare protagonismi personali e interessi di parte che impoveriscono la collettività”.
Monsignor Panzetta si rivolge, infine, alle istituzioni regionali, nazionali ed europee chiedendo “un'attenzione particolare per questo nostro territorio che non ha più bisogno di elemosine o di mortificanti interventi a pioggia, ma di infrastrutture (strade, ponti, reti ferroviarie e aeroporti, ospedali adeguati), una seria prevenzione del dissesto idrogeologico e del disagio lavorativo. Se queste attese dovessero ancora rimanere inascoltate – è l'amara riflessione - come cittadini italiani e calabresi saremmo inevitabilmente portati a chiederci se la nostra bellissima Costituzione costituisca ancora il riferimento imprescindibile della nostra Nazione, e se le Regioni, pur nella legittima autonomia prevista dal nostro ordinamento, riescano ancora a garantire diritti almeno simili ai cittadini che abitano i diversi territori”.



