di Eugenio Arcidiacono e Luca Cereda

Nell’indifferenza generale, nell’aula bunker del carcere di Opera si sta svolgendo un processo che, se si concluderà con una condanna, farà scuola: quello sull’inchiesta Hydra. Anni di indagini che hanno portato a 146 imputati e al sequestro di oltre 200 milioni di euro, frutto, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Milano, dell’esistenza di un “consorzio mafioso lombardo” costituito da clan siciliani, calabresi e campani alleati tra loro. Storicamente le tre più forti organizzazioni criminali italiane, ossia Cosa nostra, la ’ndrangheta e la camorra, hanno collaborato tra loro, ma mai in modo così organico



«Qua è Milano! Non ci sta Sicilia, non ci sta Roma, non ci sta Napoli: le cose giuste qua si fanno!»,proclamava prima del suo arresto in Colombia Emanuele Gregorini, detto Dollarino, uomo del clan camorristico Senese. Dove per “cose giuste” si intende affari: sia formalmente legali, dai bonus edilizi ai fondi Covid per le imprese, dai parcheggi degli ospedali all’ortomercato di Milano; sia illegali con le classiche estorsioni e i traffici di armi e droga. Il percorso che ha portato al processo è stato accidentato perché il giudice per le indagini preliminari aveva smontato l’impianto accusatorio, sostenendo che non ci fossero elementi per parlare di una “supermafia”. Ma il Riesame ha accolto e poi la Cassazione confermato il ricorso della procura, riconoscendo l’esistenza di “una struttura confederativa di tipo mafioso”. Non un’organizzazione piramidale su base territoriale dunque, non una Cupola con un vertice e degli affiliati. Non la mafia di Totò Riina, insomma. Ma, come ha scritto la Direzione distrettuale antimafia, «una nuova frontiera della criminalità organizzata: silenziosa, cooperativa, confederata. Una mafia 4.0 che si muove tra società, appalti e capitali internazionali, senza più bisogno di sparare». Almeno fino a quando non ne ha bisogno.

Nell'inchiesta di copertina di Famiglia Cristiana, condotta da Luca Cereda ed Eugenio Arcidiacono, sono presenti le interviste al comandante del Reparto operativo dei Carabinieri di Milano, Antonio Coppola, e a Lorenzo Frigerio, referente di Libera Lombardia, parte civile nel processo Hydra, e coordinatore di Libera Informazione.