È una produzione di genere dichiaratamente fantasy, costruita su fatti, personaggi ed eventi completamente inventati, che si connota a priori come racconto irreale. Eppure usa tecniche narrative ispirate alla verosimiglianza e oscilla sempre tra fantasia e realtà, diventando così un prodotto capace di suscitare la curiosità del pubblico televisivo.
Si tratta di “Il tredicesimo apostolo 2 - La rivelazione”, la fiction di nuovo in onda su Canale 5 (lunedì ore 21.10) nella sua seconda stagione.
I protagonisti sono Claudio Gioè e Claudia Pandolfi, nei rispettivi panni di padre Gabriel Antinori e Claudia Munari. Lui è un giovane prete e professore universitario di teologia che collabora con la Congregazione della Verità, un’istituzione ecclesiastica che indaga su eventi razionalmente inspiegabili. Lei è una psicologa dall’atteggiamento scettico, che crede più nelle potenzialità della mente umana che nel divino. Gabriel è quasi ossessionato dall’idea di “esplorare i confini fra scienza e fede studiando il mondo dei fenomeni paranormali”. Destinato a una brillante carriera ecclesiastica, si trova tormentato dalla scelta impossibile fra i voti cui ha giurato fedeltà e la evidente attrazione verso Claudia; deve fare i conti con un passato inquietante, che nasconde la chiave per comprendere il suo presente e le capacità paranormali che gli permettono di andare al di là del confine tra la vita e la morte. Come si vede, ci sono tutti gli ingredienti del classico thriller ci sono tutti, con una serie di elementi verosimili che condiscono sapientemente una narrazione fantastica. La serie è ispirata – molto liberamente – al libro “Il tredicesimo apostolo” di Michel Benoit, che ha per protagonista padre Nil, amico di padre Andrei, ucciso in circostanze oscure sul treno che lo conduceva a Parigi dal Vaticano, dove era stato convocato dalla Congregazione per la Fede in ragione delle sue ricerche per “svelare” l’enigma del tredicesimo apostolo. Seguendo le sue orme, padre Nil si mette in cerca della presunta verità su questo fantomatico personaggio.
Nella produzione si spinge l’acceleratore sull’emotività e sul sensazionalismo generati da fenomeni dalle cause ignote o difficilmente spiegabili, fra bambini che levitano, ragazze con le stigmate che sprizzano sangue, visioni che anticipano il futuro. In questo modo si guadagna la curiosità di un pubblico in cerca più di domande che di risposte, sfruttando il filone del dei fenomeni paranormali con ambigui riferimenti alla Chiesa e al soprannaturale. La cultura cristiana è ricca di episodi spiegabili soltanto attraverso la fede o interpretabili secondo finalità esemplari. A questi temi attinge la sceneggiatura di questa fiction, che va a rimestare nelle zone di confine fra realtà e verosimiglianza. A rendere ancora il tutto più appetibile, si aggiunge la tensione affettivo-sessuale fra Gabriel e Claudia, due anime tanto lontane quanto vicine, due opposti che si attraggono quasi inevitabilmente. Il risultato è spiazzante, anche in forza di un uso sapiente degli effetti speciali che le moderne tecnologie di ripresa e di trattamento delle immagini rendono sempre più spettacolari. Le forzature evidenti sono nel confondere il piano della fede con quello della superstizione, nell’ammantare di tinte fosche anche i dettagli più insignificanti, nel presentare un’immagine di Chiesa rigida e integralista, fortemente riduttiva ed evidentemente falsata. Guardiamo questa produzione per quello che è: pura fiction e nulla più, ovvero finzione immaginifica su argomenti di facile presa popolare.