Che in Italia si facciano meno figli rispetto ai decenni precedenti, purtroppo, si sa. E ogni anno sembra che la tendenza peggiori sempre di più. In questo senso le dichiarazioni di Adriano Bordignon, presidente del Forum delle Famiglie, lanciano un campanello d’allarme che non deve essere sottovalutato: «Preoccupa la progressiva diminuzione delle nascite in Italia. Nel 2024 sono stati registrati 369.944 nuovi nati, in calo del 2,6% rispetto all’anno precedente. I dati provvisori di gennaio-luglio 2025 indicano circa 13mila nascite in meno rispetto allo stesso periodo del 2024 (-6,3%). Secondo l’Istat, il numero medio di figli per donna ha raggiunto un minimo storico, attestandosi a 1,18 nel 2024, in flessione rispetto al 1,20 del 2023. È un minimo storico. Lo squilibrio demografico rappresenta un problema strutturale sia per il nostro Paese che per l’Europa, con effetti negativi sul futuro dell’Italia: una popolazione in diminuzione e in invecchiamento mette a rischio la sostenibilità del sistema pensionistico, della crescita economica e dei servizi pubblici essenziali».

Il Presidente del Forum delle Associazioni Familiari prosegue indicando le possibili misure per affrontare il problema: «Per questo motivo, è prioritario adottare misure economiche, fiscali e lavorative mirate, potenziare i servizi locali per la prima infanzia e il caregiving, e sostenere le politiche abitative per le giovani coppie. Nella Manovra finanziaria sono previsti alcuni interventi significativi: la riforma dell’Isee supera alcune criticità dello strumento precedente ma ci auguriamo che sia l'inizio di un cantiere più vasto; la stabilizzazione di un fondo strutturale presso il MEF punta a sostenere spese delle famiglie per i figli durante l’estate. Inoltre, sono state introdotte misure volte a favorire la conciliazione tra famiglia e lavoro. Solo attraverso una stretta collaborazione tra territori, Regioni, Paese ed Europa sarà possibile affrontare la questione in modo efficace. Serve un approccio complessivo: riproponiamo l'urgenza di una conferenza intergovernativa a livello europeo sulla denatalità guidata dall'Italia che potrebbe coinvolgere le istituzioni nella ricerca di soluzioni concrete».

Chiede, poi, il supporto dell’Unione Europea che: «deve assumersi la responsabilità di garantire maggiore flessibilità nelle risorse destinate alla natalità come avviene per le spese militari e di transizione ecologica che godono di un regime di favore rispetto al patto di stabilità UE. È altresì fondamentale promuovere un cambiamento culturale, inserendo le politiche familiari come parte integrante della strategia di sviluppo nazionale ed europeo, anziché considerarle un semplice complemento delle politiche sociali».