«Non nego che nel mio quartiere possano esserci delle persone potenzialmente pericolose. Ma sono pochissime e comunque da tempo non vengono più reclutate nelle moschee, perché sono molto controllate. Dovunque i terroristi preferiscono usare i social network»Lo scrittore iracheno Younis Tawfik nel 1999, nel cuore di Porta Palazzo, quartiere di Torino dove vive da anni una numerosa comunità musulmana, ha creato il centro culturale Dar al Hikma con l’obiettivo di promuoverne l’integrazione.

Quali sono i problemi più urgenti da affrontare nel mondo islamico?
«Il primo è la selezione del clero. Noi non abbiamo un'autorità paragonabile al Papa. Chiunque quindi, basta che abbia carisma, può autoproclamarsi imam e fare il lavaggio del cervello a giovani che hanno una scarsissima conoscenza dell'islam». 

E il secondo?
 «Date tempo anche a noi di riformare l’islam. Voi cristiani fate Concili e Sinodi per aggiornare la dottrina. Ora il Consiglio degli Ulema, i massimi sapienti dell’islam, è impegnato a dare una nuova interpretazione del Corano, ferma a quella del 1300. I terroristi vorrebbero riportarci ancora più indietro, anche se poi usano tutte le moderne tecnologie per i loro scopi. In proposito tra noi musulmani circola una barzelletta. Un terrorista sale su un taxi e chiede all’autista di togliere le foto che ha sul cruscotto perché ai tempi del Profeta non esistevano. Poi gli chiede di spegnere la musica. Finché il tassista sbotta: “Ai tempi del Profeta il taxi non c’era. Quindi scendi e trovati un cammello”».