Sono giorni di intenso lavoro diplomatico per l’Ucraina. La delegazione di Kyiv - guidata dall’ex ministro della Difesa Rustem Umerov al posto di Andriy Yermak, l’ex braccio destro del presidente Zelensky travolto dal maxi-scandalo per corruzione – ha incontrato quella statunitense in Florida, per discutere vari punti di una bozza di piano di pace che presenta molti nodi da sciogliere, a partire dalla questione dei territori occupati e della definizione dei confini, tema sul quale il vertice a Miami si è concentrato. Zelensky si è recato oggi a Parigi per un incontro bilaterale con il presidente francese Macron. Mentre l’inviato speciale degli Usa Steve Witkoff è in procinto di volare a Mosca. Intanto, la Russia continua ad attaccare l’Ucraina, in particolar modo la capitale, dove gli ultimi raid con missili e droni hanno colpito edifici residenziali e provocato vittime e feriti. Giorni fa il Cremlino ha lanciato un avvertimento a Kyiv: il cessate il fuoco ci sarà solo se gli ucraini si ritirano dal Donbas.

Boris Zakharov, 48 anni, attivista ucraino per i diritti umani
Boris Zakharov, 48 anni, attivista ucraino per i diritti umani
Boris Zakharov, 48 anni, attivista ucraino per i diritti umani (Foto di Andre Hirtz)

«Quando ho visto il testo del cosiddetto piano di pace di 28 punti è stato subito evidente: non è un piano di pace americano, ma un elenco di “desideri” russi. Ho detto immediatamente ai miei colleghi: non ha alcun senso commentare il “piano di pace”, perché non esiste nessun piano. In questa forma, l’Ucraina non accetterà mai». A commentare è Boris Zakharov, attivista per i diritti umani ucraino originario di Charkiv, direttore della fondazione filantropica Human & law, nonché già direttore dell’advocacy center dell’Ukrainian Helsinki human rights union. «In realtà, è l’ennesima vergogna per Trump e la sua amministrazione. Sembra che non siano soltanto nichilisti giuridici, ma che manchino completamente di sensibilità storica e di imperativi morali. Annaspano tra le onde dell’informazione, incapaci di distinguere il bene dal male, l’aggressore dalla vittima, i diritti e le libertà dagli “interessi”».

Zakharov spiega: «Quando le formule della pace prevedono la legalizzazione delle annessioni, la limitazione del diritto dell’Ucraina a difendersi o a scegliere i propri alleati, questa non è pace, è capitolazione. Per l’Ucraina è inaccettabile. E anche se il Governo ucraino tentasse di accettare un simile accordo, la società non lo accetterebbe. Primo, per ragioni morali. Secondo, per ragioni razionali. L’Ucraina non può accettare un modello in cui la sua sovranità venga sostanzialmente limitata. I russi non sono affatto affidabili, e un accordo del genere rimanderebbe soltanto “la soluzione finale della questione ucraina”. Sì, non è un lapsus. Putin vuole distruggere non solo lo Stato ucraino, ma il popolo e l’identità ucraini».

Il “mondo russo” - afferma l’attivista richiamando la dottrina del russkiy mir (mondo russo), ovvero la sfera d’influenza di Mosca alla base dell’imperialismo russo - si fermerà solo laddove verrà fermato. «L’unica garanzia di pace è un esercito ucraino forte e ben armato. Purtroppo, in questo momento l’Ucraina non può liberare i territori occupati con le forze militari. Forse le condizioni per la de-occupazione si creeranno nel corso della guerra, se il sostegno degli alleati diventerà molto più esteso. Ma è evidente che ora ciò non è possibile. Perciò l’Ucraina accetta il modello europeo del piano di pace, che preserva la sovranità ucraina, ma dichiara l’impossibilità di ristabilire l’integrità territoriale con la forza militare».

Putin, invece, non accetterà alcun piano, afferma con convinzione Zakharov. «Continuerà la guerra in modo maniacale, trascinando la Russia nell’abisso e mandando al macello un enorme numero dei suoi connazionali, distruggendo allo stesso tempo l’Ucraina e continuando a uccidere civili ucraini».

Tuttavia, continua l’attivista, «qualsiasi negoziato di pace è una finestra aperta sull’opportunità di liberare i nostri prigionieri di guerra e i civili detenuti che Putin tiene in ostaggio. Per questo accogliamo con favore il fatto che ci siano dei negoziati. È difficile che questi portino alla pace. Ma la possibilità di liberare migliaia di persone che vengono trattenute in condizioni disumane e torturate è reale».

Nel corso delle trattative, per l’Ucraina «si prospettano dei compiti politici: mantenere gli alleati, aumentare il loro sostegno, intensificare la pressione sulla Russia. E compiti umanitari: effettuare un ampio scambio di prigionieri, liberare i detenuti civili ucraini, restituire i bambini deportati con la forza. Putin dispone di una risorsa inesauribile per alimentare il nuovo “Gulag russo” a spese degli abitanti dei territori occupati. La nostra gente vive lì nella totale assenza di diritti. Chiunque può essere rapito, imprigionato, torturato o ucciso. È per questo che dobbiamo fare tutto il possibile per riprendere il territorio ucraino e ristabilire la giustizia».