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Il covid? Non esiste. Ne ammazza di più l’infarto. Così è, almeno a credere alle notizie ufficiali provenienti dagli ambienti governativi della Tanzania che hanno confermato la morte del presidente della repubblica del paese africano John Magufuli. A dare la notizia è stata la vicepresidente Samia Suluhu Hassan, precisando, appunto, alla tv nazionale che la causa del decesso sarebbe stata una malattia cardiaca. Ma già dalla fine di febbraio, dopo la sua scomparsa improvvisa dalla scena pubblica, circolavano molte voci sul suo stato di salute e in particolare sull’ipotesi che avesse contratto il coronavirus. Proprio lui, Magufuli che s’era distinto per le sue posizioni negazioniste: “la Tanzania è covid-free e il virus è un bluff”, era il mantra presidenziale e per dimostrarlo aveva addirittura fatto analizzare frutti e animali. Ovviamente si faceva riprendere rigorosamente mascherina-free e negava le morti per coronavirus persino dei suoi più vicini collaboratori. La Tanzania, spiegava con disinvoltura “Tingatinga” (“bulldozer”) com'era soprannominato, era stata da mesi “liberata” dal virus grazie alle sole preghiere. E se proprio ci si ammalava non servivano i vaccini, bastavano erbe e vapore. Che a lui, evidentemente, non sono bastate.
Ironia della sorte, se davvero a portarselo via fosse stato il covid, si potrebbe parlare di pena del contrappasso di dantesca memoria. Ma infarto o covid che sia (chissà, peraltro, se mai si potranno accertare le vere cause del decesso, come da copioni già visti in questi casi) ciò che importa è che restano le drammatiche conseguenze che l'ostinato negazionismo di Magufuli ha provocato in un Paese che dal maggio scorso ha smesso, di fatto, di difendersi dalla pandemia.
Su sua decisione, infatti, non è partita la campagna di vaccinazione del programma di immunizzazione, e la Tanzania non ha messo in atto misure di contenimento o quarantena per la pandemia, tenendo attivi i canali del turismo, mantenendo aperti mercati e ristoranti, senza incentivare l’uso delle mascherine. Nella primavera 2020 Magufuli aveva espulso i funzionari dell'Oms e aveva rifiutato di aderire al progetto Covax, istituito dall’Oms. Risultato? Il covid dilaga in Tanzania, come nei paesi limitrofi, sebbene non sia possibile determinare l’entità delle vittime e l’andamento dei contagi: da fine aprile 2020, il Paese ha smesso di pubblicare i dati su contagi e morti. Un anno dopo, mentre il Kenya registra 106mila contagi e 18mila decessi, la Tanzania ne conta rispettivamente soli 509 e 21.
Anche le Chiese presenti nel Paese africano avevano preso nettamente le distanze dalle sue posizioni. Il vescovo di Mbeya, Gervas Nyaisonga, a febbraio aveva dichiarato: «È importante che ciascuno di noi accetti la realtà del Covid-19 e viva secondo le indicazioni degli esperti». Il segretario della Conferenza episcopale della Tanzania, padre Charles Kitima, aveva denunciato un costante aumento dei funerali: «Eravamo abituati ad averne uno o due a settimana nelle parrocchie urbane, ma ora abbiamo messe quotidiane. Inoltre, in due mesi, più di 25 sacerdoti e 60 suore, infermiere cattoliche e medici, sono morti per problemi respiratori. Mai successa prima in un così breve lasso di tempo. Qualcosa non va».
Il leader dell'opposizione del Paese africano, Tundu Lissu, in un'intervista dal Belgio alla tv kenyota KTN News, ha commentato sarcasticamente: "Magufuli è morto a causa del coronavirus. E questa è una forma di giustizia poetica”.



