C’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria anzi di antico ! Le parole dell’incipit della bellissima poesia di Giovanni Pascoli, L’aquilone mi sembra si sposino benissimo con il sì definitivo del Parlamento al decreto scuola. Il decreto  sancisce l’emanazione, insieme ad altri cambiamenti alcuni anche rilevanti, del nuovo esame conclusivo del percorso di studi della scuola secondaria di secondo grado. Fino a ieri si chiamava “esame di Stato”, da oggi torna a essere “esame di maturità”. Un termine importante e storico che sa tanto di ritorno al passato, anzi all’ antico!. Forse nella speranza che cambiando il nome, si possa restituire dignità, serietà e chiarezza a questo rito di passaggio che tutti noi conosciamo per esperienza nostra, dei nostri figli o dei nostri nipoti. E, a sentire le dichiarazioni del ministro Valditara, sembra proprio così: «Si tratta di una svolta importante, ha dichiarato il Ministro Valditara. Con questa riforma ridiamo senso alla Maturità, restituendo valore a un passaggio decisivo del percorso formativo delle studentesse e degli studenti, riaffermando i principi del merito, dell’impegno e della responsabilità individuale».

Entrando nel merito dei cambiamenti, che a prima vista sembrano voler scoraggiare le “scene mute” viste in alcuni orali dello scorso luglio, per le quali dal prossimo anno  si verrà bocciati, scopriamo che innanzi tutto  c’è un “dimagrimento” delle commissioni d’esame. Si passa infatti dagli attuali sette componenti (sei commissari più il presidente) a cinque. Le prove saranno sempre due scritti  sulle materie di indirizzo e il colloquio orale si concentrerà su quattro discipline individuate ogni anno dal Ministero, in concomitanza con la scelta della materia della seconda prova scritta. È evidente che questa cura dimagrante non nasce per innalzare l’asticella della preparazione degli studenti, ma piuttosto per contenere le spese dello Stato. Perchè se davvero vogliamo parlare di merito, siamo certi che ridurre a quattro materie l’orale sia la strada giusta per valutare la maturità di uno studente? Insegno ormai da 35 anni e, compreso il mio esame finale, ho visto quasi tutte le formule possibili. Già il mio esame prevedeva due prove scritte e quattro materie all’orale: una scelta dal candidato, l’altra dalla commissione, un solo membro interno e la speranza di un 36/60… e poi l’agognata maturità, raccontata in tanti film. Poi arrivò la terza prova, la tesina e il nuovo nome: “esame di Stato”.Successivamente fu eliminata la terza prova, e dal 2017 anche la tesina, sostituita da una discussione a partire da uno spunto scelto dalla commissione.

Oggi la riforma del ministro Valditara sembra davvero riportarci alle maturità degli anni Settanta e Ottanta: un vero e proprio ritorno al passato. L’intenzione dichiarata è quella di rendere l’esame più mirato e approfondito, all’insegna di una maggiore serietà, evitando, come si legge nei documenti del Ministero dell’Istruzione , “la dispersività di un colloquio troppo ampio”. Tuttavia, quel colloquio aveva davvero il merito di permettere ai ragazzi più preparati e studiosi di esprimere le proprie conoscenze in modo trasversale e pluridisciplinare, facendo emergere la vera maturità raggiunta.