Non c'è vendetta nel cuore di chi ha subito una perdita devastante, ma spesso nasce un immenso desiderio di giustizia e di cambiamento. È su queste fondamenta che si erge "Olga, educare contro ogni forma di violenza”, l'Associazione di Promozione Sociale che ha scelto di affrontare la piaga della violenza di genere partendo dalle sue radici più profonde: la cultura e l'istruzione. A portare avanti la sua memoria non è rimasto solo il dolore, ma la forza di suo figlio, Giuseppe Delmonte. All'epoca diciannovenne, è oggi un uomo che ha deciso di non rimanere prigioniero di quella tragedia. Insieme a un gruppo di professionisti, ha fondato "Olga per educare" con un obiettivo chiaro: fare in modo che ciò che è accaduto a sua madre non accada ad altre. Giuseppe porta in giro per l'Italia la "fame di libertà" della mamma, trasformando la sua testimonianza in uno strumento potente di sensibilizzazione. Come suggerisce il nome stesso, il fulcro dell'attività è l'educazione. L'idea alla base è che la violenza, in ogni sua forma (fisica, psicologica, economica), non sia un fatto ineluttabile, ma il frutto di una cultura che può e deve essere cambiata.

La missione è chiara: promuovere un cambiamento culturale. L’organizzazione crede fermamente che per fermare la violenza sia necessario intervenire prima che essa si manifesti, lavorando sulle coscienze, sul linguaggio e sulla consapevolezza dei diritti. Ha strutturato il suo intervento su tre fronti principali: nelle scuole (attraverso incontri e laboratori), nelle aziende (offre percorsi formativi alle imprese per prevenire molestie e discriminazioni), sul territorio (mantiene alta l'attenzione pubblica attraverso eventi, convegni e campagne di sensibilizzazione). In un Paese dove la cronaca ci restituisce troppo spesso storie di femminicidi e abusi, realtà come questa rappresentano un presidio fondamentale. Non si limitano all'assistenza, ma lavorano sulla prevenzione primaria.

La storia di Olga continua a vivere non solo nel ricordo di chi l'ha amata, ma in ogni ragazzo che impara il rispetto, in ogni lavoratore che riconosce una discriminazione e in ogni persona che decide di dire "no" alla violenza.