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Il Premio Famiglia Cristiana arriva alla quarta edizione. Come sempre il riconoscimento viene consegnato nell’ambito dell’82esima Mostra del Cinema di Venezia, e a riceverlo è una leggenda come Ottavia Piccolo. “Famiglia Cristiana rappresenta la storia del nostro Paese, fa parte del nostro tessuto culturale. Sono molto felice”, ha dichiarato. Questa la motivazione: “Di rado nel mondo dello spettacolo i bambini prodigio mantengono le promesse. Nel caso di Ottavia Piccolo, invece, è andata così. A 11 anni era in teatro in Anna dei miracoli, a 14 Luchino Visconti l’ha voluta nel Gattopardo. Da allora l’attrice è stata in grado di spaziare con disinvoltura tra cinema, Tv e teatro, alternando ruoli leggeri accanto a divi come Adriano Celentano (Serafino) e Alain Delon (Zorro) a film d’autore (La famiglia di Ettore Scola) e di impegno civile (7 minuti di Michele Placido)”.
La carriera di Ottavia Piccolo inizia presto: “Mio padre era un maresciallo dei Carabinieri, mia madre una casalinga. Un giorno lei mi ha accompagnato al Teatro Quirino per un’audizione, e da quel momento non mi sono più fermata. I miei genitori mi hanno sempre sostenuta, sono fortunata. Andavo a scuola dalle Suore di Sant’Anna, che erano molto contente per me. Ero circondata da donne incredibili, anche se non condividevano la scelta di Burt Lancaster in Il Gattopardo per interpretare il Principe di Salina. Sostenevano che fosse un cowboy (ride, ndr)”.
Giovanissima (20anni), Piccolo vince il Prix d'interprétation féminine al Festival di Cannes per Metello di Mauro Bolognini. “In concorso c’erano la Loren e la Vitti. Mi hanno premiata di sicuro per non farle litigare”, scherza. Ha lavorato con i migliori, come Alain Delon: “Un professionista eccezionale, è sempre stato meraviglioso. Non abbiamo mai avuto una relazione. Mio figlio ha gli occhi azzurri come mio marito, l’ultima scena di Zorro ero addirittura incinta. Delon sapeva essere anche spiritoso”. Piccolo ha preso parte a Il Gattopardo di Visconti, ma non ha voluto collaborare con Billy Wilder: “Mi pento di quella scelta, il film era Che cosa è successo tra tuo padre e mia madre?. Wilder per la parte mi voleva far ingrassare di venti chili, e mi sono rifiutata. L’elemento positivo era che sarei andata negli Stati Uniti, imparando l’inglese. Che oggi non conosco”.
Piccolo è una fuoriclasse del palcoscenico. “Il teatro è la mia vera casa, è un luogo che ti fa sentire responsabile. Nel cinema tutto è mediato, in scena invece si è da soli. Adesso gli artisti devono prendere posizione. Il nostro è un mestiere di cuore e di testa, non si può far finta che vada tutto bene. Servono memoria, attenzione, civiltà, specialmente in questi tempi difficili. Faccio parte di un’associazione chiamata Articolo 21, sulla libertà. Per questo andremo alla grossa manifestazione pro-Palestina che ci sarà qui sabato. Non condivido il boicottaggio di colleghi che la pensano diversamente, faccio riferimento al caso di Gerard Butler e Gal Gadot”.
E sul futuro: “Voglio continuare a fare le cose che mi piacciono, fino a quando la salute mi sostiene. Ho sempre sentito la necessità di crescere, maturare. E soprattutto di poterlo trasmettere”.
nella foto, da sinistra, il direttore di Famiglia Cristiana don Stefano Stimamiglio, Ottavia Piccolo e monsignor Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo e direttore della Rivista del Cinematografo.



